Omelia domenica 22^ t.o. C – 28 Agosto 2016

 

Alle Olimpiadi di Rio e al Giro d’Italia l’obiettivo dei cameramen è puntato sempre sulla testa della corsa o sui candidati al podio per la medaglia d’oro. E’ la logica del successo, delle superstar, dei primati, spontaneamente tutti desiderano essere sotto la luce dei riflettori.

L’interesse del pubblico non è rivolto ai gregari o a quelli che restano indietro, gli ultimi vengono trascurati, ignorati; eppure fanno la fatica come gli altri, danno tutta la loro energia come i primi, senza dire che hanno la loro importanza perché se non ci fossero gli ultimi non ci sarebbero neanche i primi.

Ma è questo il criterio di valutazione del vangelo? Agli occhi di Dio vale la dignità di ciascuno in quanto è persona, non per la sua bravura o per la sua insufficienza.

Siamo tutti importanti quando occupiamo il posto che Dio ci ha affidato, nel servizio agli altri anche se umile, nascosto, con stile di fraternità. Egli ci vuole alla stessa mensa, ognuno al suo posto, ognuno amato alla stessa maniera. Pensate a Maria: non ha cercato l’ultimo posto; è stata al suo posto nella mangiatoia, nel silenzio della casa di Nazareth, sotto la croce.

Il Signore ci conceda tutta la fede necessaria per stare al nostro posto sotto lo sguardo amoroso di Dio, senza servirci degli ultimi per sentirci più bravi.