Omelia domenica 20^ t.o. C – 14 Agosto 2016

 

Le parole di Gesù ‘sono venuto a portare fuoco sulla terra ’ sono pericolose se ascoltate in un periodo di siccità nel quale si temono incendi di boschi. Così pure in questo tempo di lotte, di guerre, di terrorismo diventano pericolose le altre parole di Gesù: ‘Pensate che io sia venuto a portare la pace …? No, io vi dico, ma la divisione.
Le parole di Paolo sembrano incitare a correre sempre di più nelle nostre strade a dispetto degli inviti della Polizia stradale o ad assumere il doping per vincere le gare delle Olimpiadi … “corriamo … nella corsa che ci sta davanti “

A parte questi accenni di attualità, proviamo inoltrarci nel Vangelo cogliendone il messaggio principale: andare controcorrente, non è una cosa pacifica; il conflitto è costitutivo dell’esperienza cristiana.

Gesù non ha avuto una vita facile, non si è adeguato, non ha accettato il quieto vivere; neanche i profeti prima di lui, come Geremia. Avrebbe tradito la pace se si fosse adattato all’ambiente, alla sua cultura contemporanea. Prima della pace c’è la verità, la giustizia, c’è Dio che ha creato tutto e tutti. Al di fuori della verità e della giustizia, ci sono gli interessi, gli egoismi, per difendere i quali bisogna scendere a compromessi che portano inevitabilmente alle divisioni. Non è questa la pace portata da Cristo.

Il fuoco che Cristo è venuto ad accendere è il coraggio della verità , della giustizia; è il fuoco del Battista di fronte ad Erode; è il fuoco di Francesco di fronte al padre Bernardone e di fronte alla chiesa ufficiale, è il fuoco di tutti i profeti e martiri.

Mentre Cristo è angosciato fin che non riceve il suo battesimo sulla croce, noi ci trastulliamo nell’altalena degli equilibri. La pace bisogna pagarla. Ogni fuoco ha la sua cenere.