ABBRACCIO

 

Da chierico sono stato ricevuto dal Rettore. Il motivo per cui mi ha chiamato nel suo studio non l’ho presente, né ricordo quello che mi ha detto. So che stava poco bene e che qualche settimana dopo ci ha lasciato. Standomi vicino in piedi, mi ha circondato con il suo braccio, e con la mano cercava che io appoggiassi il capo sulla sua spalla, anzi – ricordo – me l’ha detto. Ho corrisposto a mala pena al suo gesto affettuoso; me ne sono stato lì inespressivo, quasi resistendo: forse aspettava che gli gettassi le braccia al collo, corrispondendo al bene che mi stava manifestando.

Nel suo testamento ha lasciato scritto che dà la sua vita per salvare anche una sola vocazione!

Il motivo per cui ricordo questo incontro si collega con la festa di Pentecoste. Quando prego lo Spirito Santo chiedo di solito che mi doni la Sapienza, il coraggio, la profondità dello spirito, la forza di amare e di testimoniare, e concludo ringraziandoLo del suo immenso amore per me. Mi accorgo però che mi accontento di lasciarmi amare e non contraccambio. Anche con Lui resto inespressivo.

Non è che lo Spirito Santo si attenda che io gli getti le braccia al collo e, per corrispondere al suo amore, mi impegni ad amare i fratelli?

In famiglia dovrebbe riuscire facile questa effusione di affetto reciproco, specialmente con la mamma. L’amore ha bisogno di esprimersi, di rispondere: eppure sfuggono le occasioni.

Il mese di maggio potrebbe essere l’occasione giusta per abbracciare Maria e con lei  lo Spirito Santo.

 

  1. Battista C.