FEDE

 

Papa Benedetto, all’inaugurazione dell’Anno della fede l’11 ottobre 2012, affermava:

In questi decenni è avanzata una ‘desertificazione’ spirituale. Che cosa significasse una vita, un mondo senza Dio, al tempo del Concilio lo si poteva già sapere da alcune pagine tragiche della storia, ma ora purtroppo lo vediamo ogni giorno intorno a noi. E’ il vuoto che si è diffuso; ma è proprio a partire dall’esperienza di questo deserto, da questo vuoto che possiamo nuovamente scoprire la gioia di credere, la sua importanza vitale per noi uomini e donne”

 

Ma che cosa vuol dire aver  Fede?

 

( ‘Lumen fidei ‘)

 

Un  salto nel vuoto?

Con la sola ragione si giunge al limite; e poi? Il futuro resta nella oscurità e lascia l’uomo nella paura dell’ignoto. Il lume della ragione è troppo debole per valicare il confine, occorre la luce più forte “così potente (che)non può procedere da noi stessi, deve venire da una fonte più originaria…da Dio.

La fede nasce nell’incontro con il Dio vivente, che ci chiama e ci svela il suo amore (LF 4). E’ “dono soprannaturale…luce per la strada, luce che orienta il nostro cammino nel tempo. La fede non abita nel buio: è luce per illuminare il presente fino a diventare stella che mostra gli orizzonti del nostro cammino. La fede in quanto incontro con il Dio vivente, manifestato in Cristo, è “madre” perché genera i cristiani, li fa venire alla luce della vita divina. Nella fede riconosciamo che un grande amore ci è stato offerto, che una parola buona ci è stata rivolta, e accogliendo questa parola che è Gesù Cristo, lo Spirito Santo fa crescere in noi le ali della speranza.

La fede è legata all’ascolto. Abramo non vede Dio, ma sente la sua voce; Dio interpella personalmente, chiama per nome: la fede è la nostra risposta. Così Abramo: esce dalla propria terra e si apre a una vita nuova; la fede  ‘vede’ nella misura in cui cammina.

L’uomo fedele riceve la sua forza dall’affidarsi nelle mani del Dio fedele. “L’uomo fedele è colui che crede a Dio che promette; il Dio fedele è colui che concede ciò che ha promesso all’uomo”.(LF 10)

Perché affidarsi a Dio totalmente?  Egli si rivela come la fonte da cui proviene ogni vita, è il Dio Creatore, Colui che chiama all’esistenza le cose che non esistono (Rm 4,17).  La fede permette ad Abramo di riconoscere la sorgente di Bontà che è all’origine di tutte le cose e di confermare che la sua vita non procede dal nulla o dal caso, ma da una chiamata e un amore personali.  Il Dio misterioso che lo ha chiamato non è un Dio estraneo, ma Colui che è all’origine di tutto e che sostiene tutto.

 

Anche la fede del popolo d’Israele prosegue sulla scia della fede di Abramo: è una fede non solo del singolo, ma di tutta la comunità.  Ha un ulteriore sviluppo: riconosce i benefici di Dio specialmente la liberazione dalla schiavitù e si affida all’amore misericordioso che sempre accoglie e perdona, che si mostra potente nella sua capacità di raddrizzare le storture della nostra storia.  Israele è stato tentato di incredulità, si è affidato agli idoli, ha posto se stesso al centro della realtà adorando l’opera della sue mani; però si è lasciato trasformare di nuovo dalla chiamata di Dio.

 

La fede di Abramo era orientata verso Cristo. La fede cristiana è centrata in Cristo, è confessione che Gesù è il Signore e che Dio lo ha risuscitato dai morti. La vita di Gesù è la manifestazione piena della affidabilità di Dio e appare come il luogo dell’intervento definitivo di Dio, la suprema manifestazione del suo amore per noi.  La fede cristiana è dunque fede nell’amore pieno, nella sua capacità di trasformare il mondo e di illuminare il tempo (LF 15)