IL CRISTO DI ARZARELLO

 

Sono stato per parecchi anni in una parrocchia dell’Altopiano di Asiago.

I  Cristiani di quella Comunità hanno una devozione particolare per la  S.SPINA,  la cui reliquia è conservata gelosamente fin dal 16° secolo e lasciata alla venerazione dei Fedeli nel 1747 dopo la visita pastorale del Card.Rezzonico vescovo di Padova, che diverrà poi Pàpa col nome di Clemente XIII.

“S.Spina!” viene usata spesso nelle esclamazioni del linguaggio corrente.

Ovviamente il termine sta per ‘Gesù incoronato di spine’, e le preghiere e i canti della processione del 14 settembre sono rivolti a Gesù nella sua passione. ‘S.Spina’ non ha un volto, è un oggetto, ma richiama il volto grondante sangue e umiliato di Colui che ha subito lo scherno e la burla dei soldati, per essersi dichiarato Re.

 

Adesso mi trovo insieme con voi dinanzi all’immagine di Gesù, pure  coronato di spine, ma anche trafitto per la tortura della croce. Pensarlo in piedi dopo la crocifissione è difficile, tanto più che  il colpo di lancia al costato lo ha dissanguato.

Chi allora regge in piedi Gesù? Nella ‘pietà’ Gesù è morto sdraiato nelle ginocchia della  Madre; qui invece Gesù è vivo, si regge, pur con gli occhi chiusi, e sembra voler dir qualcosa con quella labbra semi-aperte e con le mani non cadenti, ma in atteggiamento oblativo -di offerta- di vittima!

Sembra che dica: ‘Guardatemi!:L’ho fatto per voi’; oppure che continui a chiedere:’Ho sete’.

In ogni caso questo Gesù rimane in attesa che chi lo guarda faccia qualcosa.

 

Non basta guardarti, Gesù; lasciarsi impietosire da quelle tue condizioni.

Sei nudo,  rivestito dei tuoi dolori.

Non basta aver coscienza di essere colpevoli del peccato che ti ha condotto al sacrificio.

Tu stai aspettando il nostro abbraccio; ti doni e vuoi che ti accogliamo abbracciandoti, anche se questo comporta sporcarci del tuo sangue e ferirci con le spine del tuo capo; vuoi che anche noi siamo dono con te, offrendo ciò che ci fa patire; vuoi che abbracciamo  te in ogni dolore, e in ogni  uomo che soffre, che è antipatico, che ci indispettisce.

Tu dimostri con la tua sofferenza che sei disposto a tutto, che ci doni tutto!

Adesso tocca a noi.  Non possiamo solo ricevere: ricevere amore, ricevere perdono, ricevere grazie.

Abbracciandoti vogliamo unirci a Te ed essere anche noi dono.

Per quest’anno il  modo di mantenere il voto di ringraziamento per la guarigione dalla peste del 1631, è abbracciare Gesù nei nostri dolori e in ogni fratello.