DON LUCIANO ZERO E MISERIA BUONE CONDIZIONI

INCONTRI CON LA PAROLA

No. 383 – «Zero e miseria, buone condizioni» (Filippesi 2, 13)

Alcuni mesi fa ero in un aeroporto, aspettando il mio volo. Di solito passeggio assieme a Linus – si chiama così il mio zaino, per la simbiosi perfetta fra Linus e la sua inseparabile coperta. Ultimamente io e Linus abbiamo passato un mucchio di tempo insieme! E lì ho visto una scenetta davvero carina … provate a immaginarvela. Stava venendo verso di me uno di quei carrelli portabagagli, quelli che sembrano un po’ come un grande carrello della spesa ma senza il cestino. E chi lo spingeva era un bambino di neanche tre anni… che nemmeno arrivava alla barra di spinta del carrello.
A dire il vero, il ragazzino credeva di spingere il carrello, ma in realtà era il papà che camminava accanto a lui con le mani sulla barra, sopra la testa di suo figlio. Il carrello stava andando ovviamente diritto verso la sua destinazione, e il papà lo spingeva alla velocità delle gambe del figlio. Ma il ragazzino era un po’frustrato, perché voleva essere lui a spingere la barra del carrello.Allora il papà lo ha preso in braccio e lo ha tenuto all’altezza della barra perché la spingesse. Inutile dire che era il papà che teneva la barra del carrello abbassata (in modo che non frenasse) e che dirigeva il carrello. Insomma, era il padre che faceva tutto!
Ecco quello che ti dice la Parola di Dio in Filippesi 2,13 «È Dio infatti che suscita in voi il volere e l’operare secondo il suo disegno d’amore». Qui c’è il desiderio per il bene che Dio suscita e come questo bene deve essere compiuto, ma tutto comincia con quelle due parole: «È Dio». La cosa “divertente” è che sembra che siamo noi a fare tutto! Fai tante cose per il Signore – parli, predichi, canti, aiuti in parrocchia, fai un servizio, incoraggi, dirigi, organizzi – e sembra proprio che sia tu a condurre la tua vita di fede… a dire «no» alle tentazioni, a voler bene alla gente, a conquistare alcuni traguardi spirituali. Ma poi guardi meglio, e ti accorgi che sei come quel bambino che cercava di spingere il carrello con i bagagli sopra. Era il papà che faceva tutto! E Dio fa lo stesso con te… e con me.
Per farci capire bene questa idea Gesù ha usato l’esempio della vite e dei tralci. Ha detto: «Io sono la vite, voi i tralci» (Gv 15,5). I grappoli sembra che vengano dai tralci, giusto? Sbagliato! Vengono dalla vite… attraverso i tralci. Se non ci credi, prova a tagliare la vite e poi vedrai quanti grappoli i tralci producono!
Succede lo stesso nella nostra vita con Gesù. Tutto quello che sei, quello che non hai fatto, tutti quei traguardi spirituali raggiunti, sembrano cose fatte da te – in realtà non eri tu che facevi qualcosa per Dio, era Dio che faceva qualcosa attraverso di te. Gesù lo ha detto chiaramente nell’esempio della vite e i tralci: «Senza di me non potete far nulla»… niente che sia importante, niente che sia duraturo, niente che cambi davvero la vita.
Allora, se è tuo Padre che spinge il carrello, ci sono due atteggiamenti che sono inaccettabili. Il primo è l’orgoglio per ogni risultato spirituale raggiunto, per le proprie capacità, per la posizione che si occupa davanti agli uomini. Se dopo un’attività che ti è andata bene il tuo cuore comincia a pensare: «Caspita, ho fatto qualcosa di notevole!», vuol dire che stai prendendo un colossale abbaglio. Perché è come se tu dicessi: «Non è Dio che è qualcosa, ma io!» Ricordalo, è Dio. Non rubare la gloria a Dio. La Bibbia dice che a lui solo vanno lode, onore, gloria e benedizione: «Tu sei degno, o Signore e Dio nostro, di ricevere la gloria, l’onore e la potenza» (Apocalisse 4, 11). E il nostro operare, allora? «Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli» (Mt 5,16).
Ma c’è un secondo atteggiamento intollerabile che è esattamente l’opposto dell’orgoglio. È il senso di inadeguatezza che ti trattiene dal rischiare qualcosa per il tuo Signore e lavorare per lui. Vedi, lo stesso Signore che ci dice che senza di lui non possiamo fare nulla, ci dice anche: «Tutto posso in colui che mi dà la forza» (Filippesi 4,13). Tu sei inadeguato. E più ti rendi conto che lo sei, più trovi modi per dipendere dal tuo Signore nel fare le cose. San Giovanni Calabria diceva: «Zero e miseria, buone condizioni».
Quindi puoi darti da fare e lavorare per il Signore perché è la sua forza, in ogni caso, che fa andare avanti le cose. «È Dio infatti che suscita in voi il volere e l’operare secondo il suo disegno d’amore», dice la Parola. Il ragazzino era capace di muovere quello che non sarebbe mai stato capace di muovere perché c’era la forza del padre. Tu puoi far muovere cose, persone, situazioni che sono al di là delle tue capacità perché con te c’è la forza di tuo Padre.
Allora continua a spingere il carrello, continua a camminare, ma ricordati che il carrello va diritto e porta carichi pesanti perché ci sono mani potenti sopra la tua testa.

Vi accompagno con la preghiera, sempre con riconoscenza e affetto

don Luciano