IV° DOMENICA DI PASQUA 12 maggio 2019

 

Gv 10, 27-30

 

Poche righe, ma un testo che racchiude molte verità, molta ricchezza di contenuti.

Parole delicate quelle di Gesù, che indicano una responsabilità e un percorso.

Anzitutto c’è l’ascolto: le mie pecore ascoltano la mia voce.

Noi siamo coloro che sono in grado di ascoltare la voce di Dio.

Il senso e la verità della mia vita è racchiuso nella voce di Dio.

La voce di Dio qualifica la mia vita. Non altre voci.

Come ci raggiunge quella voce? In tanti modi.

Ascoltare vuol dire soprattutto seguire, seguire Gesù, essere simili a Lui.

Ascoltare vuol dire avere un rapporto con lui.

Essere cristiani significa essere ascoltatori della Parola di Gesù.

Gesù ci conosce uno per uno.

Solo lui può dire che ci conosce veramente.

Ai suoi occhi siamo qualcuno che conta.

Lui ha cura di noi. Noi seguiamo lui, non altri.

Nessuna gloria umana, nessuna popolarità o fama mondana può essere paragonata a questa conoscenza.

Non invidiamo le grandezze e la felicità che riempiono la scena umana: non sono esse che fanno camminare il mondo, anzi troppo spesso hanno bisogno di sacrifici umani per stare in piedi.

Ci sono grandezze che Dio vede e l’uomo non vede.

Gesù vede e conosce e protegge, e dona la vita, la vita eterna.

Noi diventiamo partecipi della vita di Dio.

Chi ascolta la sua voce è dentro questo gruppo.

Nessuno strapperà a Cristo le sue pecore:

Lungo i secoli molti hanno tentato di impadronirsi del suo bastone di pastore, e oggi potrebbe sembrare che il vecchio mondo cristiano sia stato strappato a Cristo, ma la vittoria finale sarà di Dio.

Nessuno può mettere le mani sul gregge di Cristo.

La chiesa sarà sempre libera, nessuna potenza terrena, anche legittima, anche incoronata di insegne cristiane, può rompere il rapporto che c’è tra Cristo e chi ascolta la sua voce.

Dio è geloso dei suoi.

Noi apparteniamo a lui, e noi dobbiamo coltivare questo senso di fiera indipendenza dal mondo.

Non siamo proprietà di nessuno perché siamo di Dio, siamo liberi perché siamo di Dio.

Chi tocca o colpisce noi colpisce o tocca Dio. (C. De Piaz).