LETTERA APERTA SULLA FAMIGLIA

Senza essere indotto da qualche valutazione tendenziosa, sento in me stesso una trepidazione che nasce dal desiderio di una quiete interiore fatta di buoni rapporti, di rispetto per tutto ciò che mi circonda, di esaltazione di ogni positività e di ogni cosa bella; trepidazione perché le mie aspettative non trovano riscontro in quello che vedo e che sento. L’inquietudine che si respira in ogni aspetto della vita sociale fa capire che non ci sono più valori assoluti condivisi e che prevale l’individuo e il flusso di corrente che lo trascina. La globalizzazione d’altra parte supera ogni valico e ci immerge in una realtà che tutti respiriamo. Resto perplesso di fronte alle prese di posizione degli organismi amministrativi e legislativi su situazioni che costituiscono l’eccezione. Si direbbe quasi che c’è il prurito di ciò che non è normale per metterlo alla pari di fronte alla legge con i fondamenti del vivere sociale. Sembra che ciò che va sotto il nome di ‘bene’ cercato da tutti, sia invecchiato e da dimenticare, e che si debba prendere in considerazione qualche singolo aspetto emergente per proteggerlo. Non voglio così esprimere un giudizio su chi è diverso; mi verrebbe piuttosto da equiparare la legge che si sta dibattendo, a quella relativa all’abbattimento delle barriere architettoniche con la differenza che il rispetto per gli Invalidi non va a intaccare nessun fondamento naturale. Ciò che è insito nella ‘Natura’ creata da Dio, non può essere oggetto di leggi positive che ne modifichino la sostanza. Sì, ai Diritti fondamentali dell’uomo, dichiarati dall’ONU, sì ai diritti del Bambino, sì alla FAMIGLIA COME è STATA COSTITUITA DALLE ORIGINI.