Omelia 15^ domenica del tempo ordinario anno C (t.o.C) 10 luglio 2016

  Domenica scorsa abbiamo ascoltato l’invito di Gesù ad annunciare il Vangelo: dice di pregare perché gli operai annunciatori sono pochi.

 Ma il Vangelo non deve essere solo annunciato, o meglio non solo a parole. Va annunciato vivendolo. In questo caso gli operai dovrebbero essere di più!

  La prima lettura si esprime così: “ Questo comando non è così lontano da non poterlo eseguire”; “ la Parola è molto vicina a te …  perché tu la metta in pratica”.  La terza lettura riporta la preoccupazione del dottore della legge:” Che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?” Il dottore della legge dimostra di sapere a parole il comandamento principale, ma di non viverlo; e Gesù: “ Fa’ questo e vivrai”.

  Anche qui l’attenzione è sul fare, sul metter in pratica, e dopo aver raccontato la parabola del buon Samaritano, Gesù dice ancora  “Va’ e anche tu fa’ lo stesso”.

  Dobbiamo incarnare la Parola, come ha fatto il Figlio di Dio, il Verbo che si è fatto uomo, si è incarnato: Egli è l’immagine concreta del Dio invisibile (sono parole di S. Paolo) e proprio perché è concreto ha versato il suo Sangue per pacificare tutte le cose.

  Come possiamo in concreto amare Dio?

  Usando compassione con la persona più vicina che ha bisogno di noi. Per amare bisogna perdere: il sacerdote e il levita non hanno perso niente, il Samaritano ha sborsato tempo e denaro! Dalla parabola deduciamo che ci sono due modi di perdere: essere derubati e donare. Il sacerdote e il levita hanno preferito una terza  soluzione: non hanno voluto perdere l’immagine ufficiale di se stessi di fronte alla legge.

  Non si vive la Parola partecipando ai riti, osservando le formalità, le prescrizioni: il sacerdote e il levita della parabola non hanno soccorso il ferito per non contaminarsi col suo sangue, e così poter partecipare con purezza ai riti del tempio.  E’ ipocrisia!

  Quello che Dio dice deve essere vissuto: se noi annunciamo la Parola, ma non la viviamo, dimostriamo che il Vangelo è solo una idealità, non è per la vita.  La Parola deve corrispondere alla vita, è parola di vita. Il Samaritano sarà stato un fuorilegge per la legge ebraica, ma si è dimostrato coerente con la sua umanità ed ha saputo amare perdendo.