Omelia 22 ma. anno A del 03.09.2017

E’ bella, genuina, semplice la fede della donna cananea, una fede che nasce da una necessità: la figlia è malata; riconosce in Gesù, anche se per lei era un estraneo, il figlio di Davide, l’inviato di Dio.

Anche Pietro manifesta la  sua fede: riconosce in Gesù il Figlio di Dio vivente; è una fede che non nasce dal basso, da una necessità, ma dalla rivelazione del Padre, dall’alto.

Dalla fede semplice scaturisce la guarigione; dalla fede rivelata scaturisce l’autorità: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa. Non sappiamo gli sviluppi della fede della donna cananea, sappiamo però i travagli della fede di Pietro: di fronte all’annuncio della passione, non riconosce più la voce del Padre ‘Dio non voglia … questo non ti accadrà mai’; Pietro vuol trascinare Gesù a pensare secondo gli uomini condotti da Satana, e Gesù gli domanda di non mettersi davanti a lui dove c’è la croce, ma di passargli di dietro.

Gesù per primo affronterà la croce, lui il Maestro, e i suoi discepoli lo seguiranno, egli darà la vita obbedendo al Padre, anche il discepolo accetterà le difficoltà quotidiane e le prove obbedendo al Padre.

“Se qualcuno vuol venire dietro a me  … prenda la sua croce e mi segua”.

Questo è il sì della fede.

Chiediamo a Pietro di ripetere assieme a noi quella frase “Tu sei il Cristo …” stando ai piedi della croce, dove Cristo dona la sua vita.

Siamo concreti!    Ogni momento presente può essere una croce da portare dietro a Gesù