Omelia anno B – 11 t.o. 17.06.2018

La nostra terra sta dando i suoi frutti: la soia, il frumento, la bietola, il granturco, gli ortaggi; per alcuni si fa la raccolta una volta all’anno, per altri più volte … La chimica ha dato la possibilità di rendere più fecondo il suolo per incrementare la produzione, per migliorare il prodotto.

Al tempo di Gesù tutto era lasciato alla fertilità della terra che produceva con la sua forza naturale: il seme cresce senza che l’uomo intervenga.

La Parola di Dio non ci parla di campi o di orti, ma di Regno di Dio, un regno non già costituito, ma in crescita. Ciò che Dio ha in mente per il bene degli uomini  , si sviluppa come il seme entrato nella terra, come un ramoscello trapiantato. Nessuno può affrettare, violentare i tempi della realizzazione del piano di Dio.

Il Regno è opera di Dio non degli uomini; tutto quanto l’uomo fa di sua iniziativa, se non corrisponde alla volontà di Dio,  non contribuisce alla crescita di questa realtà. Così è stato per i farisei che volevano realizzare il Regno con l’osservanza delle leggi e con digiuni; così anche per gli zeloti (Barabba) ricorrendo alla violenza.

Il Signore non  ci sta raccomandando l’ignavia, la pigrizia, la rassegnazione o la delega pensando che il Regno cresca solo per opera dei Santi o dei Vescovi; ma non dice neppure che il Regno dipende dalle nostre organizzazioni,  statistiche, cerimonie o programmi pastorali e spirituali.

L’orientamento è allora per una Chiesa che si lascia incrementare dal suo Signore, lontana dalla potenza, dalla ricchezza, libera dalle alleanze con la politica, con la cultura: il regno di Dio non dipende da queste cose. Occorre allora la pazienza, impegnandosi senza pretendere il risultato.

Saprò collaborare, consapevole che il regno di Dio non dipende da me, consapevole che è Dio che agisce in me, ma senza legarsi alla mia fretta o alla mia indifferenza.