Giovanni è chiamato da Dio a compiere la missione di profeta, fin dal grembo materno, come dice Isaia nella prima lettura. Il nome è stato scelto da Dio per lui, è Dio che gli ha dato il nome, Dio ha pronunciato per primo il suo nome. Ora ricevere il nome vuol dire appartenere, e veramente Giovanni era tutto di Dio fin dalla nascita, la sua vita ha corrisposto in pieno a ciò che Dio ha stabilito per lui.
- Piccolo, fragile, nascosto all’ombra della mano di Dio; la mano di Dio lo racchiudeva, e gli dava la capacità di trasmettere la parola di salvezza
bisogna che egli cresca –diceva di Gesù- e io diminuisca
non son degno di sciogliere il laccio dei suoi sandali
piccolo, fragile, ma la sua forza era la mano di Dio, il pugno di Dio che lo teneva stretto.
- La missione del profeta è difficile, è come una spada affilata che taglia; fare delle scelte comporta dolore, distacco.
- A Giovanni è affidato il compito di colpire il segno, come una freccia appuntita che arriva dritta e penetra in profondità
Dio ha dato questa missione a Giovanni, lo ha chiamato per nome; però il significato del suo nome sembra contraddire questa missione. Il nome Giovanni in ebraico si traduce in italiano: Dio è misericordia. Sembrerebbe il contrario di spada affilata e freccia appuntita: misericordia è sinonimo di indulgenza, di comprensione, di tolleranza. Effettivamente il suo invito sulle sponde del Giordano è convertirsi alla bontà di Dio perché è giunto il tempo di salvezza.
Però misericordia non è una parola sdolcinata, non passa sopra il male; denuncia il male per vincerlo con la forza di Dio. Il Battista denuncia il male per ricomporre, per rimettere insieme gli uomini fra loro e gli uomini con Dio.
Lo spirito di Giovanni ci faccia capire che impressione fa sentirci chiamare per nome da Dio e sentire la fiducia che Dio ci concede nell’affidarci la missione di essere spada affilata e freccia appuntita, ma sempre nella misericordia di Dio.