Omelia anno B – 13 t.o. 01.07.2018

IL vangelo è annuncio per la vita. Che cosa annuncia, se la vita è già soddisfacente, sicura, gioiosa? Ma sappiamo tutti che la vita è come un mare in burrasca, se c’è la calma temiamo l’imprevisto, siamo poveri e non siamo esenti da dolori e sofferenze, la cattiveria e l’egoismo non ci risparmiano: ecco allora il Vangelo; parte dalla realtà della vita e ci offre una presenza che risana.

Abbiamo chiesto a Dio Padre nella preghiera iniziale di arricchirci di ogni bene e di non temere la povertà e la croce, unendoci al Figlio suo povero e crocifisso. Il Vangelo ci offre per la nostra vita tormentata e difficile la presenza risanante di Gesù umile. Può sembrarci assurdo che Gesù povero e crocifisso venga in aiuto a noi poveri e sofferenti; è più logico che una persona potente e ricca vada a soccorrere un povero.

Ma il Vangelo non va dietro alla logica umana, il Vangelo richiede l’assurdità della fede! Affidarci a chi si è immedesimato nella nostra povertà e che non ostenta né ricchezza, né lume di scienza. Fede è condividere la vita con Gesù, stare unito a Lui, immergerci nel mistero di Gesù.

Non ci meraviglia la poca fede di Pietro durante la tempesta in mare mentre Gesù dormiva nella barca. La fede del capo della sinagoga Giairo con la figlia morente, era interessata, ma già ha dimostrato di essere orientato e di dar credito a Gesù. La donna con emorragia ha tentato il tutto per tutto: il suo gesto poteva contaminare Gesù, invece la sua fede ha fatto partire da Gesù la forza della guarigione.

Fede è lasciar fare a Dio, è abbandonarci a Dio: la nostra fede può essere poca, può essere interessata, può essere incerta mescolata con la paura  … la nostra fede può essere un seme e come ogni pianta cresce un po’ alla volta. Non temiamo se è poca, facciamola crescere .

Affidiamo la nostra vita alla bontà di Dio.