Omelia anno B – 15 t.o. 15.07.2018

Non lo abbiamo scoperto noi Gesù, forse non siamo neanche andati in cerca di lui: qualcuno ce  ne ha parlato.  Non ci siamo chiesti se ci piace, se corrisponde alle nostre idee; né  lo abbiamo scelto. Siamo scivolati dentro il cristianesimo e ci siamo rimasti, senza cogliere  una presenza con la quale rapportarci. Al più  abbiamo sentito il bisogno di essere amati e di essere all’attenzione di qualcuno.

E’ Gesù che ci ha cercato, che ci ha scoperto; siamo entrati nei suoi interessi, come Amos: ‘ Il Signore mi prese, mi chiamò mentre seguivo il gregge: Il Signore mi disse – Va’, profetizza al mio popolo Israele – ‘.

E  da allora il nostro cristianesimo cattolico  non è più un sistema, ma è diventato una persona con la quale vogliamo intrecciare un rapporto e dalla quale accettiamo un incarico ‘ Va’ , profetizza al  mio popolo … ’.  Mi ritiene capace, mi dà la forza di testimoniare con la parola e con la vita che io sono con lui, faccio parte del suo gruppo, aderisco alla sua realtà divina; meglio, ci ha scelti in coppia: a due a due perché mostriamo che l’amore che egli ha per ciascuno passa anche all’altro testimoniando così un amore comunicativo, reciproco.  Ci dà il suo sostegno tanto da non aver bisogno né di pane, né di sacca, né di denaro, né del cambio di tunica.

Questa è la conversione che i discepoli di Gesù devono annunciare: Dio Padre ci ha benedetti in Cristo, in Lui ci ha scelti, in Lui abbiamo la redenzione, in Lui siamo stati fatti eredi, in Lui abbiamo ricevuto lo Spirito Santo caparra della nostra eredità.