Omelia anno B – 16 t.o. 22.07.2018

Nella prima lettura Dio rimprovera i pastori infedeli: hanno scacciato le pecore disperdendole senza preoccuparsi. Come avrebbero dovuto comportarsi? Il Signore confronta il loro comportamento con il suo:  anch’egli ha scacciato le pecore, ma susciterà un discendente di Davide che radunerà il resto del gregge facendolo tornare ai pascoli.

Ed ecco Gesù, il discendente di Davide che annuncia una realtà nuova, che va incontro ai poveri, che fa da punto di riferimento; è la risposta alla promessa di Dio, è il vero Pastore. C’è una folla che lo cerca e lo segue. Gesù ne ha compassione perché è un popolo disperso abbandonato dai suoi pastori.

In Cristo Gesù i lontani sono diventati vicini grazie al suo sangue – dice S. Paolo -:  Egli è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo. Se ne accorgono gli Apostoli che ritornano da Gesù e riferiscono  con entusiasmo che il suo messaggio sta passando  nei cuori delle persone e non si accontentano dell’annuncio, ma vogliono incontrare e seguire Lui.

Gli Apostoli sono stremati  e accettano la proposta di Gesù  di allontanarsi dalla folla per  riposarsi un po’.

Proviamo capire che cosa poteva essere il riposo per Gesù e gli Apostoli in quella circostanza. Riposo poteva essere distensione, rientrare in famiglia, dedicarsi a qualcosa di gradevole, godere di qualche momento di silenzio fuori della confusione (baraonda). Sì anche questo! Ma il riposo per Gesù era poter godere dell’amicizia e della confidenza degli Apostoli, poter  comunicare con loro. E per gli Apostoli era ‘stare con Gesù’, ricaricarsi di nuovo entusiasmo, per ritornare alla folla con nuovo entusiasmo di pastori pronti a dare la vita.

Proviamo nel nostro riposo (ferie) usufruire sì del primo aspetto, ma anche far emergere il desiderio di stare con Gesù, di godere della nostra fede.