“ Tu sei il Cristo “: ha detto Pietro; ma per fare questa affermazione bisogna averne una conoscenza completa; con quale conoscenza Pietro poteva affermare che Gesù è il Messia, l’inviato da Dio? Pietro conosceva Gesù per i discorsi che faceva, per la sua sapienza, per le guarigioni che operava.
Gesù impone di tacere, perché? Perché non era opportuno, perché non era ancora il tempo? o perché la conoscenza che gli apostoli avevano di lui non era completa?
Infatti Gesù annuncia un aspetto sorprendente della sua vita: ‘il Figlio dell’uomo dovrà soffrire ‘. Allora Gesù non è solo colui che ha parole di vita eterna, non è solo il Messia che affascina, ma è il Figlio dell’uomo che dovrà patire.
E di quale sofferenza sarà soggetto? Conseguenza di malattia? Penalità per un concetto sbagliato di giustizia? Imposizione derivante da autorità concepita come dominio e potere? La sua sofferenza sarà quella dell’innocente, di chi proclama la verità.
Se a noi viene chiesto: voi chi dite che io sia? Abbiamo una conoscenza completa per poter rispondere con piena consapevolezza che Egli è il Cristo? E per rispondere non solo con una formula, ma con l’imitazione, seguendolo portando la nostra croce?
Potremmo rispondere anche con le nostre devozioni, con i nostri entusiasmi: potrebbero bloccarci in una visione parziale del Salvatore. Cerchiamo di completare la nostra conoscenza del Cristo, del Messia, del Figlio dell’uomo che dovrà patire molto, essere rifiutato, condannato, ucciso e poi risorgere. E noi con Lui.