Omelia anno B – 5 t.o. 04.02.2018

Oggi celebriamo la giornata per la vita, domenica prossima la giornata dell’ammalato; Dio attraverso le letture attira la nostra attenzione su chi soffre, su chi è nel dolore.

Abbiamo sentito il lamento di Giobbe. Chi avrà ascoltato quel lamento? Lo ha detto a voce alta o è solo uno sfogo dell’anima rimasto segreto? Qualcuno lo ha sentito, è stato vicino ed ha confortato?

Ho ascoltato anch’io il lamento di un ammalato, che non riesce a parlare, a comunicare se non attraverso le lacrime: non sono  i dolori che lo fanno soffrire, ma l’essere abbandonato, lasciato solo, non compreso; è lo stato di prostrazione, di avvilimento che lo tormenta.

La suocera di Simone non si lamenta (forse non era ammalata gravemente), ma Gesù si accosta, la solleva, la prende per mano: Gesù non compie questi tre gesti sbrigativamente, ma con grande umanità e con estrema delicatezza, si immedesima nel malato, si mette nella sua situazione, e poi interviene come Dio.

C’è un altro aspetto da non trascurare in questa attenzione di Gesù verso i malati: Gesù fugge da trionfalismi, non si aspetta applausi, avrebbe prestato il fianco al demonio che aveva fatto tacere e aveva appena scacciato. Gesù si ritira in un luogo deserto per incontrarsi col  Padre e pregarlo.