Omelia anno C – 3 pasqua – 05.05.2019

Gesù risorto si è mostrato vivo: a Maddalena, ai discepoli di Emmaus, ai discepoli riuniti senza Tommaso, e otto giorni dopo; ora a quei sette sulle rive del lago di Tiberiade.

La pesca è un fatto reale, quella andata a vuoto e quella fuori orario, abbondante su indicazione di Gesù apparso vivo dopo la sua morte: ha mangiato pane e pesce con i pescatori.

Giovanni che ha scritto il Vangelo verso l’anno 100 ha evidenziato questa apparizione di Gesù Risorto perché ne ha visto il segno della vita della Chiesa; la pesca andata a vuoto è come la fatica della predicazione che non converte nessuno; ma se si mette Gesù in mezzo le cose cambiano, e cambiano anche perché c’è chi crede che Gesù può farle cambiare.

Vediamo allora la Chiesa, quella dei tempi apostolici: Pietro viene processato nell’aula del Sinedrio come trasgressore dell’ordine del Sommo Sacerdote per aver diffuso la dottrina di Gesù. Si difende dicendo di aver obbedito a Dio invece che agli uomini, riceve la punizione e poi se ne va lieto di aver subito oltraggi nel nome di Gesù. Il Sinedrio di certo non si è convertito perché si sono fermati a considerare la dottrina, la testimonianza degli Apostoli per loro è andata a vuoto, come la pesca.

Ma gli Apostoli non hanno diffuso una dottrina, hanno riempito Gerusalemme di Gesù in persona; essi portavano Gesù vivo, lo avevano nel cuore , più che nella parola. Per questo Gesù chiede a Pietro “Mi ami più di costoro?”. Pietro doveva pascere le pecorelle, doveva fare il pastore con l’impegno di riempire il mondo di Gesù, non di dottrina; e non poteva riempire il mondo di Gesù se il suo cuore non fosse stato pieno dell’ amore di Cristo.