Omelia domenica 24^ t.o. C – 11 Settembre 2016

Gesù continua a indicarci le condizioni per essere discepoli.

Facciamo subito una distinzione: essere ‘cristiani’ come intendiamo noi, non è essere discepoli e non occorrono le condizioni date da Gesù. Il cristiano della nostra società si confonde con una cultura generalizzata che scandisce i ritmi della crescita (battesimo, comunione, cresima)che segna i momenti della giornata, che ha influenzato l’arte, che ha dato il nome alla politica …

Essere discepoli di Gesù richiede di superare i propri affetti, i legami di parentela, di rinunciare ai propri averi, di portare la propria croce: bisogna stare a queste condizioni. Ma una condizione in particolare è strettamente necessaria; il discepolo di Gesù non può fare a meno della MISERICORDIA: della misericordia data e ricevuta, deve sentirsi circondato dalla misericordia di Dio ( il discepolo prima di tutto è un perdonato), deve esercitare la misericordia: non spetta a lui giudicare nessuno, semmai comprendere, essere vicino a chi sbaglia.

Dio si è lasciato vincere dalla preghiera di Mosè, ha lasciato cadere la giustizia. Dio continua ad essere placato dalla mediazione di Gesù, che presenta al Padre il sacrificio della sua vita, perché usi misericordia verso l’uomo peccatore; Dio rinuncia a giudicare per lasciar prevalere la misericordia e l’amore.

Il Padre della parabola non giudica né il figlio minore che se n’era andato, né il maggiore che si vantava dei suoi meriti: approfitta della circostanza per far conoscere a tutte e due che il suo amore per loro non è cambiato; vuol far capire a tutti e due che ciò che gli importa è il suo rapporto personale con loro.

Chi non capisce la misericordia di Dio, non può essere discepolo di Gesù.

Lasciatemi fare una osservazione, confrontando le tre parabole del Vangelo. Il pastore va in cerca della pecora uscita dal gregge; la donna va in cerca della moneta … Ecco allora la domanda: perché il papà non va in cerca del figlio uscito di casa? E’ segno che il papà vuol meno bene al figlio? A me sembra il contrario: rispettando la sua libertà, dà la possibilità al figlio di esprimere quello che sente in cuore verso il padre. Torna sì a casa costretto dal bisogno, ma in fondo dimostra di aver conosciuto il cuore buono del papà.

Se vuoi essere discepolo di Gesù, devi conoscere il cuore buono di Dio, devi esperimentare la sua misericordia per imparare anche tu ad essere misericordioso.