Omelia domenica 32^ t.o. C – 6 Novembre 2016

Quando un parente muore, cerchiamo di mantenere un certo rapporto con lui perché riteniamo che egli sia vivo, sia entrato nella realtà profonda di Dio. Sentiamo però che la preghiera personale è insufficiente, non bastano neppure i fiori, le fotografie o una tomba decorata; e allora ci appoggiamo alla mediazione di Gesù che offre al Padre il sacrificio della sua vita, ricorriamo alle intenzioni nella S. Messa.

Che i nostri defunti sono vivi ce lo dice la Parola di Dio nella S. Scrittura: se sono stati uniti a Gesù Risorto, e hanno mangiato il Corpo di Cristo caparra di risurrezione, essi godono della vita nuova; non però nella sua completezza, perché il corpo ricomporrà ogni persona nella risurrezione finale.

Questa verità è stata preannunciata anche nell’Antico Testamento (I^lettura): uno dei sette figli Maccabei prima di essere ucciso dice:

Da Dio ho ricevuto queste membra … ma da Lui spero di riaverle di nuovo

Prima di riaverle però vanno in decomposizione.

Alla risurrezione finale ci ricongiungeremo al nostro corpo che assumerà una condizione‘gloriosa’: la chiamiamo così ma non sappiamo in che cosa consista; certamente non ci saranno più relazioni matrimoniali o limiti alla libertà che non permettano di vivere in pienezza l’amore.

Gesù  invece dopo tre giorni dalla morte, risorge e subito dopo la sua Ascensione sta nella gloria alla destra di Dio come Figlio di Dio, ma anche come Figlio di Maria con il suo corpo di carne .

Intenzione per i nostri cari defunti