Omelia SS.Trinità 11.06.2017

 

Quando penso a Dio, non mi viene in mente una persona che se ne sta sola in trono; ma ad una persona che sta insieme, che comunica, che dialoga; una persona che è in relazione con qualcuno.

Nella prima lettura Dio comanda a Mosè di andare da lui, Dio vuol farsi conoscere da Mosè, comunica a Mosè che Egli è misericordioso, lento all’ira, che non allontana nessuno, che non fa paura.

Nel Vangelo Gesù parla del Padre come uno che ama e mette quasi allo stesso livello l’amore per il mondo e l’amore per il Figlio.

  1. Paolo nella seconda lettura invita anche noi ad essere persone in relazione, capaci di stare insieme, di fare unità “abbiate gli stessi sentimenti, state lieti, vivete in pace, salutatevi col bacio santo”. S. Paolo non ci invita solo a credere e contemplare il mistero di Dio, ma a viverlo.

Fare festa alla Trinità vuol dire imparare da Dio a vivere in relazione, a stare insieme, a comunicare, a capirsi, a dialogare, a fare UNITA’.

 

Con la parola TRINITA’ mi sembra di fare la conta: uno, due, tre … mi sembra un Dio incasellato, un Dio che confabula, che può fare anche a meno dell’uomo.

Accetto più volentieri il Dio della Bibbia, un Dio che si sporca le mani nella storia degli uomini; un Padre che è così preoccupato della storia degli uomini da mandare il Figlio, la sua Parola per instaurare un rapporto di confidenza, di misericordia, di comprensione; un Padre che è così innamorato della sua creazione da diffondere il lievito del suo Spirito, perché tutta la creazione e gli uomini partecipino della sua vita.

Dio e gli uomini nell’unica realtà, perché tutti siano uno.