“Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio”(Mt 5,9)
La pace, frutto della salvezza che Dio opera per l’umanità è Suo dono!
Il progetto di Dio, che ama noi e tutta la creazione con cuore di Padre, è di concordia e armonia, per questo i portatori di pace sono chiamati “beati” da Gesù nel discorso della Montagna. A loro Dio fa grandi promesse e saranno felici e realizzati perché Lui li sazierà, li consolerà e li farà eredi del Suo Regno.
Chiara Lubich ci dice: «Può essere portatore di pace chi la possiede in se stesso. Occorre essere portatore di pace anzitutto nel proprio comportamento di ogni istante, vivendo in accordo con Dio e la sua volontà. […]».
“Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio”
E noi possiamo dire di essere operatori di pace?
Certo è che per essere operatori di pace bisogna essere in pace con Dio. Ma, chiediamoci anche: cosa vuol dire essere in pace con Dio?
A volte pensiamo di esserlo senza considerare ad esempio che non lo siamo di sicuro quando i nostri rapporti con i fratelli sono inquinati.
Dobbiamo prima costruire la pace fra di noi, per essere in pace con Dio, altrimenti la pace con Lui è lontana. Perché l’amore per il prossimo è decisivo, è una grande opera di misericordia che risana tutti i rapporti.
È vivendo bene il quotidiano, (da non confondere con il quieto vivere), che diventiamo costruttori di pace. Se vogliamo veramente essere tali quindi diviene prioritario stabilire legami, appianare tensioni, creare rapporti e occasioni di riconciliazione con parenti, amici familiari, colleghi, compagni di scuola.
In questo modo agiremo da veri figli di Dio e saremo suoi testimoni.
Papa Francesco recentemente ha detto: «La pace si costruisce nel coro delle differenze … E a partire da queste differenze s’impara dall’altro, come fratelli. Uno è il nostro Padre, noi siamo fratelli. Amiamoci come fratelli. E se discutiamo tra noi, che sia come fratelli, che si riconciliano subito, che tornano sempre a essere fratelli».
Papa Giovanni Paolo II, in occasione del Giubileo del 2000, ebbe a dire: «non c’è pace senza giustizia e non c’è giustizia senza perdono».
Quindi, essere “operatori di pace” è soprattutto creare occasioni di riconciliazione nella propria vita e in quella degli altri, a tutti i livelli.
È anche promuovere nelle nostre Parrocchie, nelle nostre comunità, incontri tra persone e gruppi, diversi di per sé per storia, tradizioni culturali, punti di vista, sempre con accoglienza e apprezzamento, perché la diversità è ricchezza per tutti.
La pace è l’habitat che ci rende famiglia che si apre al mondo per donarsi e accogliere.
“Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio”