RIFLESSIONI SULLA PAROLA DI VITA DI SETTEMBRE 2015

«Amerai il tuo prossimo come te stesso» (Mc 12, 31).

Nella parola di vita di agosto ci è stato detto di non scoraggiarsi, che ad amare si impara, ed ora, in questo mese di settembre, ci viene chiesto di vivere questo amore che stiamo cercando di imparare.

È una parola chiara, limpida ed esigente e possiamo viverla da subito. cogliendo l’invito ad imparare ad amare. È molto bello concederci del tempo per conoscere cos’è l’amore e per cercare di capire come si ama.

Concediamoci quindi spazio nella nostra vita ai momenti di preghiera, alla contemplazione, al dialogo con Lui, perché è da Dio, che è Amore, che si impara ad amare.

Il tempo che doniamo a Dio non è tempo sottratto all’amore del prossimo ma, anzi, lo stare con Dio ci prepara ad amare il prossimo in modo sempre più generoso e appropriato.

Dio, il fratello, Dio.

E così, quando torniamo a Dio dopo aver amato i fratelli, la nostra preghiera si fa più autentica, più vera e si popola di tutte le persone che abbiamo incontrate e che in quei momenti riportiamo a Lui.

Devo proprio dire di aver sperimentato questo! e credo che saranno capitati anche a voi dei momenti veramente speciali in cui, mentre cerchiamo di pregare, il cuore lo sentiamo ricolmo di tutti gli amici, delle persone incontrate durante la giornata, a volte anche delle persone che non vediamo da tempo, e di offrirle a Gesù con amore, perché è Lui che a voluto che incrociassero il nostro cammino, che fossero dono per noi.

Mi accorgo a volte anche di come si possano amare persone che non conosciamo, penso in particolare ai volti visti in Tv durante l’ultimo viaggio di Papa Francesco in America Latina., penso alle loro tradizioni, ai loro valori, e prendo consapevolezza di una realtà pur così lontana dal mio vissuto quotidiano ma che ama, ama Dio, ama il suo prossimo ed è amata da Dio.

 

«Amerai il tuo prossimo come te stesso» (Mc 12, 31).

La verità è che, anche se a volte molto difficile, il nostro prossimo deve essere amato nella sua diversità, perché le diversità sono presenti in ogni persona, sia vicina, oppure lontana; dovremmo imparare ad amarlo come noi stessi, conoscerlo come noi stessi, amarlo come vuole essere amato e non come a noi piacerebbe amarlo.

L’altro ha esigenze simili alle nostre: di qualcuno pronto a dedicarci il suo tempo, ad ascoltarci, ad aiutarci ad esempio a preparare un esame, a trovare un posto di lavoro, a riordinare la casa. Cerchiamo allora di intuirle, facciamoci attenti a lui, poniamoci in ascolto sincero, cerchiamo di metterci nei suoi stessi panni.

E poi, verifichiamo la qualità del nostro amore.

L’apostolo Paolo, nel celebre inno alla carità, ci dice che la carità “è paziente, che vuole il bene dell’altro, che non è invidiosa, non assume atteggiamenti di superiorità ma considera l’altro più importante di sé, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta” (cf. 1 Cor 13, 4, 7).

Quante occasioni dunque e quante sfumature nel vivere:

Come i genitori sono contenti quando vedono i loro figli andare d’accordo, aiutarsi, stare uniti, così anche Dio è contento quando vede che amiamo il prossimo come noi stessi perché così contribuiamo all’unità della famiglia umana.

A questo punto però mi vieni di fare un’altra considerazione che mi sembra molto importante: come amiamo noi stessi ?

Forse dovremmo stare più attenti a questo: amare anche noi stessi con la carità, per poi poter mettere  in pratica nel modo migliore la famosa “regola d’oro” (che troviamo anche  in tutte le religioni e nei grandi maestri della stessa cultura “laica”)

«Amerai il tuo prossimo come te stesso»