Spunti per l’omelia sul vangelo della IV domenica per annum C – 3 febbraio 2019 – Lc 4, 21-30

 

In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

 

Sarebbe interessante per chi volesse fare una riflessione alternativa fermarsi sulla seconda lettura (1Cor 12,31-13,13) proposta per questa domenica, magari senza cadere nei soliti commenti, scontati. Ma atteniamoci al Vangelo.

L’episodio di oggi, continuazione del brano della domenica precedente, è presente anche negli altri sinottici (Mt 13, 53-58 e Mc 6,1-6); in tutti e tre, Gesù si reca nella sua patria, predica nella sinagoga e incontra il rifiuto dei suoi compaesani.

Luca, a differenza di Matteo e Marco, pone l’episodio all’esordio dell’attività pubblica di Gesù e, in breve spazio condensa tutti gli sviluppi del rapporto tra Cristo e i Giudei.
Liturgicamente si tratta di una ripresa del tema di domenica scorsa, si riprende dalla frase finale precedente. Da quel “Oggi si è compiuta questa Parola”.

“Oggi”, termine di grande importanza in tutta l’opera lucana: “oggi” è il tempo, il luogo, il momento e la possibilità della salvezza offerta da Dio. Molte le volte che viene utilizzato in Luca: nascita, battesimo, Nazaret, Zaccheo, Pietro, sul calvario…

Dalla comprensione dell’oggi di Dio dipende la fede, una fede al presente, che non può essere riferita solo al passato e che non può trasferire tutto nel futuro.

L’oggi di Dio è inserito nell’oggi dell’uomo.

E’ la prima predica di Gesù a Nazaret. Brevissima, ma dice il contenuto del messaggio e della proposta di Gesù. C’è un fatto che non viene detto: nella citazione di Isaia fatta da Gesù manca la parte finale del versetto, quella relativa alla vendetta di Dio:

mandato…a promulgare l’anno di grazia del Signore,

 il giorno di vendetta del nostro Dio, per consolare tutti gli afflitti. (Is 61,2)

Forse per questo la proposta di Gesù viene rifiutata dai compaesani, perché scandalosa: sasrebbe scandaloso per loro che si rifiuti la vendetta di Dio e si parli solo di misericordia.

Gli uditori prima si stupiscono e si meravigliano, poi cambiano opinione.

Il problema è l’idea di Messia che i nazaretani hanno.

Secondo loro Gesù non può essere il Messia: perché lo conoscono, sanno tutto di lui, o pensano di saperlo. Credono di poterlo usare, sperano di ricavare qualcosa da lui, nulla di più.

Lo scandalo è che Gesù sia una persona così semplice e ordinaria. E soprattutto che non compia quello che fin da Isaia si attendeva, la vendetta di Dio.

Gesù scandalizza perché non risponde alle attese, all’idea precostituita di messia.

Avere un’idea sbagliata di Dio è un fatto che fa vivere secondo una fede sbagliata.

Rimando a quanto è stato detto e scritto da molti sul credere di credere e credere di non credere, da Gianni Vattimo in poi.

Gesù si accorge di questo rifiuto della sua identità, ma non si ferma sui pregiudizi e  sulle impressioni, cita due detti molto conosciuti “medico cura te stesso”,  e “un profeta non è apprezzato nella sua patria”.  Ma perché questi due detti provocano una reazione dura dei suoi compaesani? Perché con questi detti svela i cuori, le intenzioni dei suoi compaesani.

Per questo Gesù non fa’ miracoli a Nazaret? I miracoli dove non c’è fede non sono possibili. Non hanno senso, sarebbero fuorvianti. La fede che esige miracoli non è vera fede: “Non chiedete mai segni o ragioni, solamente credete e amate” (Turoldo).

Lo scandalo è che Gesù citi due episodi, due miracoli: quello della vedova di Sarepta e di Naaman il siro, lo scandalo della salvezza per chi non è ebreo.  Una salvezza per tutti non è accettabile per gli ebrei. Gesù non è secondo l’idea che loro hanno del Messia. Soluzione? Va eliminato.

Meglio uccidere un profeta se non è secondo le aspettative.

Possiamo domandarci: chi è profeta? Cosa vuol dire essere profeti oggi?

La prima scena di predicazione pubblica di Gesù si conclude con la prima manifestazione della volontà di ucciderlo, anticipo di quanto succederà a Pasqua. Tutto è sempre vissuto alla luce della Pasqua: cacciato fuori città, portato sul monte

Gesù passa in mezzo a loro: Gesù abbandona quel popolo.

Si attua quanto ha detto l’evangelista Giovanni nel prologo: “I suoi non l’hanno accolto”

“Se ne andava”.  Continua sempre il suo cammino. Nessuno è in grado di fermare il cammino di Dio. Nessuno può sequestrare la presenza di Dio.

Il fallimento della predicazione di Gesù a Nazaret: non provoca delusione o sconforto, ma consolida la sua posizione di profeta. Si rinnova quanto di solito accade a un profeta,

è successo a Gesù, è successo e succede in ogni tempo e in ogni luogo, anche nelle chiese.

 

Chi è profeta? (appunti da scritto di p. Giovanni Vannucci)

Anzitutto è persona di Spirito, che non agisce secondo uno spirito puramente umano.

Profeta è chi risveglia le coscienze assopite nella ripetizione e nel conformismo,

Profeta è chi spezza le consuetudini logore, le frasi fatte, le ideologie, i vuoti di pensiero e di spirito per inondare di nuovo Spirito vivificatore.

Profeta è chi provoca conflitti per un superamento verso un compimento della creazione.

Profeta è chi occupa uno spazio differente da quello di chi vive posizioni assegnate e distribuite dalla legge, dal costume, dalle convenzioni.

Profeta è chi compie la volontà creatrice di Dio.

Profeta è chi vive in questo mondo, ma non è di questo mondo, che vive come un esiliato, un estraneo, un abitante di un altro mondo.

Profeta è chi si lascia attrarre da Dio.

Le sue opere sono strane, sovvertitrici dell’ordine vigente, della tradizione. Nello stesso tempo agitano l’immobilità della società.

Il profeta è un solitario che rifugge dal plauso e dai gradimenti di folle e potenti.

Il profeta è colui che invita alla ricerca dell’essenziale per aprirsi alle rivelazioni dello Spirito.

 

Gesù è il modello di ogni profeta, il Solitario, la cui Presenza ci spinge ad andare sempre più al largo, all’infinito.

E’ necessario ascoltare la sua voce e seguirlo,

è necessario svegliarci da una religiosità “a bagnomaria” e ritrovare le irrequiete ali dello Spirito.

Sentire il fuoco portato da Gesù.

Lasciare tutto ciò che non è originato dalla Parola di Cristo.