SPUNTI SUL VANGELO DELLA DOMENICA III°DI QUARESIMA 24 MARZO 2019 T.O. anno C

COME CAPIRE ILMISTERO DI DIO?

 

La pagina del vangelo di questa domenica contiene sostanzialmente due messaggi: il primo sulla necessità della conversione, il secondo sulla misericordia di Dio.

Con la presenza di Gesù Cristo non è possibile continuare ad usare le vecchie formulazioni e idee o anche esperienze di Dio. E’necessario percorrere strade nuove, nuove esperienze religiose, altrimenti non si capisce il mistero di Dio che si compie in Gesù, e non sarà possibile capire la Croce e la passione e morte di Cristo.

Gesù parte da due esempi: una strage compiuta dai soldati di Pilato e un’altra accaduta sul lavoro, queste ultime le diremmo oggi morti bianche.

Ai suoi tempi, ma ancora anche ai nostri, viene chiesto perché Dio permette, perché non interviene, e dov’è Dio quando succedono certe atrocità e disumanità.

Oppure si dice: la disgrazia è accaduta perché la gente stava peccando, come vendetta di Dio! Era ed è un modo aberrante di fare riferimento a Dio.

Chi la pensa in questo modo ha un concetto di Dio sbagliato, legato agli avvenimenti storici umani, che porta a pensare che tutto quello che avviene sulla terra sia legato alla volontà di Dio. Che le disgrazie accadono o per colpa dell’uomo o per colpa di Dio. Un po’ com’era la religione dei Greci dove gli dèi si facevano gioco degli uomini.

Difficilissimo partire dagli eventi della cronaca per parlare di Dio!

I discepoli pongono questo problema a Cristo.

Nella risposta di Gesù abbiamo la chiave per capire: “se non cambierete mente”.

I due casi della strage ordinata da Pilato e del disastro della torre che cadendo uccide diciotto uomini non possono essere portati ad esempio di punizione divina. Gesù dice che per capire il mistero della crudeltà umana e delle sciagure dell’esistenza è necessario dare una direzione opposta alla nostra mente.

Gli avvenimenti della vita non provano niente, la risposta va cercata altrove, nel cambiamento di mente.

Cercare Dio negli avvenimenti che accadono, prendere per base la vita esteriore e i suoi eventi, significa perdere di vista il contenuto dell’insegnamento di Cristo.

Cristo vuole correggere l’orientamento errato dei suoi discepoli.

 

Trarre da ciò che avviene sulla terra delle conclusioni attorno al mistero divino è seguire una pista sbagliata.

E’ necessario liberarsi dai dati dei sensi sui quali basiamo le nostre idee sul Mistero divino.

Per questo erroneo punto di vista riteniamo che il mondo sia il primo palcoscenico della giustizia divina.

E’ un modo di vedere che Gesù rifiuta.

Quindi Gesù nega qualunque legame tra il peccato e la punizione.

Dice che esiste un modo diverso di valutazione.

Il termine che viene usato è metanoia, tradotto con penitenza.

Ma non è preciso. Il senso è quello di un cambiamento di mentalità: metanoia.

Bisogna partire non dai sensi, dalle apparenze, dal visibile per fare un cammino religioso, ma iniziare dalla coscienza del Regno dei cieli,

allora tutto, sciagure e successi, delusioni e fortune, non sono altro che mezzi verso un fine.

A se stanti non significano nulla e non hanno a che fare con la volontà divina. Con una mente nuova, tutto cambia: la vita, il senso della vita, gli eventi che la accompagnano; la vita esteriore non è più considerata come portatrice di significati, il suo senso viene scoperto nella interiore trasformazione della mente.

 

Gesù non si presenta come un giustiziere, così come lo aspettavano gli ebrei. In analogia con il Dio che punisce i peccati così il messia viene a fare piazza pulita dei peccatori: Gesù non è secondo questa aspettativa.

La parabola del fico è esempio di questo nuovo modo di essere messia.

Gesù non è venuto a distruggere, Gesù non è venuto a eliminare, ma è venuto a vivificare, e quindi anche il popolo – e questa è l’immagine del popolo, del popolo di Israele – che non porta frutto, Gesù non è venuto a portare un giudizio, ma ad offrirgli una proposta crescente di vita.

La sterilità del fico, simbolo della sterilità di Israele, ma anche possibile sterilità della chiesa, non è un motivo per interrompere la vita.

Dio non si ferma di fronte alla sterilità della chiesa, ma si prende cura indipendentemente dai frutti.