Dal vangelo secondo Luca
Lc 6,39-45
39Disse loro anche una parabola: “Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? 40Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.
41Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? 42Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.
43 Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. 44Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. 45L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.
Dopo le beatitudini/maledizioni, dopo il comandamento dell’amore dei nemici e dell’essere misericordiosi come il Padre, abbiamo la continuazione e conclusione del discorso della pianura con i detti raccolti nel testo odierno.
Teniamo presente che il discorso è fatto ai discepoli e non alle folle, come invece in Matteo:
i discepoli sono chiamati a confrontarsi con i temi connessi alla guida delle comunità.
Oggi si direbbe che sono dei detti sulla leadership: che caratteristiche devono essere i responsabili delle comunità?
Vengono evidenziati cinque atteggiamenti (attenzione ai numeri: 4 beatitudini, 4 maledizioni, 4 verbi sull’amore e la misericordia: amate, fate del bene, benedite, pregate: 4 il numero dell’uomo e della terra).
- Un ammonimento contro le false guide della comunità. La false guide sono possibili, sempre.
- seguito dal celebre paragone della pagliuzza e della trave, contro l’ipocrisia di chi vuole guidare gli altri senza essere coerente.
- Le altre tre similitudini (albero e frutti, deposito del cuore, [casa sulla roccia, non presente nel testo liturgico]: 46-49) mettono in luce la necessità di essere persone che guardano in profondità, che non si fermano alla superficialità; non basta essere credenti a parole; necessità che la fede corrisponda alla vita.
Contesto esige il superamento di un atteggiamento di giudizio nei confronti degli altri ( 6, 37-38 : “non giudicate e non sarete giudicati)
Velocemente vediamo i 5 atteggiamenti richiesti al discepolo.
Può forse un cieco guidare un altro cieco?
Chi è il cieco che vuole presentarsi come guida? Chi non riconosce che la trasmissione della Parola tocca e scruta l’intimo di colui che trasmette l’insegnamento. Chi non si è liberato da ciò che gli impedisce di vedere. Chi crede di vedere. Rispetto alla Parola siamo sempre nudi e scoperti: necessità di sapersi scrutare e di purificare gli occhi dagli offuscamenti.
Si apre tutto il tema del ministero come guida e sostegno dei fedeli.
Che tipo di guida dobbiamo essere? Quali strade possiamo percorrere?
Con quale umiltà dobbiamo vivere per poter pensare di essere guide di altri nella fede, nella speranza e nella carità?
Come riusciamo a distinguere le nostre forme e visioni personali da quelle che possiamo indicare ai fedeli?
Un discepolo non è più del maestro
Il legame maestro-discepolo è uno dei più decisivi in tutta la tradizione ebraica.
Il detto dice che il discepolo rimane sulla linea del maestro, non può sostituirsi a lui. Il vero unico maestro, Gesù, non volle arrogarsi il diritto di guidare i ciechi e di dominarli, ma li aiutò a vedere; il discepolo deve agire allo stesso modo: deve portare i ciechi alla vista.
Nei padri della Chiesa troviamo detto che il vero maestro di spirito è colui che riesce a mettere in piedi il discepolo ed è capace di lasciarlo libero di camminare autonomamente.
E comunque il vero maestro di spirito è colui che per primo è vero discepolo.
Siamo maestri di spirito?
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello..?
Il terzo detto presenta l’antitesi “pagliuzza” e “trave”: indica l’incapacità di valutazione dei propri limiti e dei propri peccati, incapacità di autocritica, e il giudizio sull’imperfezione del prossimo.
La facilità di vedere sempre e prima i difetti altrui, e il giudizio, a volte crudele, sugli altri.
Ma qui ci può stare anche tutto il discorso sul pettegolezzo, così sottolineato da papa Francesco. Pettegolezzo, maldicenza e calunnia sono fra i temi più ricorrenti nei suoi discorsi e omelie:
- Se parli male del fratello, uccidi il fratello. Ogni volta che lo facciamo, imitiamo il gesto di Caino, il primo omicida della storia.
- Non ci sono chiacchiere innocenti. Quando usiamo la lingua per parlare male del fratello o della sorella, la usiamo per uccidere Dio. Meglio mordersi la lingua. Ci farà bene: la lingua si gonfia e non si può parlare, così non si possono fare chiacchiere.
- Non c’è bisogno di andare dallo psicologo per sapere che quando uno denigra l’altro è perché lui stesso non può cresceree ha bisogno che l’altro sia abbassato per sentirsi qualcuno.
Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio
Il termine ipocrita, che non vuole falso/falsità, ma deriva dal teatro greco: è l’attore che porta una maschera, che impersonifica un personaggio, che non è se stesso ma fa le parti di un altro, pertanto un commediante, un esibizionista, un mestierante, un ciarlatano.
Preoccupati della perfezione altrui, dimentichi della propria realtà.
Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo
L’albero per essere buono deve esserlo fin dalle radici. Così è anche per l’uomo.
L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene
L’intimo dell’uomo rivela ciò che è. Ma chi vede l’intimo? Solo Dio scruta reni e cuore.
l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male
In contrapposizione troviamo in Mt Gesù che dice: “Fate ciò che dicono, ma non fate ciò che fanno, perché dicono e non fanno“. Essi stessi non fanno quello che insegnano. E anche: “ L`albero lo si riconosce dai suoi frutti” (Mt 7,16). Che dobbiamo fare, allora?
Secondo Mt i cattivi possono dire cose buone, anche se incoerenti.
Buoni e cattivi possono annunciare la parola di Dio. Nessuno ha il monopolio della Parola di Dio. Necessario guardare da dove viene il frutto, da dove nasce; si presentano insieme, ma la radice è diversa. (Agostino, Sermo Guelferb. 32, 10).
ESSERE GUIDA OGGI:
ognuno guida di se stesso? Necessario discernimento
mondo senza guida? Mondo senza spirito?
Tornare alla direzione spirituale? Siamo preparati e adeguati?
IL VERO DISCEPOLO
Gesù insegna ai suoi chi è il vero discepolo: chi ripete nella propria vita l’esperienza del Maestro.
L’uomo di fede dà il primato al mondo interiore, l’uomo superficiale privilegia l’esteriorità e l’apparenza.