PERCORSI DEL SANTUARIO

SANTUARIO DELLA MADONNA DELLE GRAZIE

Nel corso dell’anno 2012 ci siamo chiesti:
Ma perché non riusciamo a fare un video della passeggiata spirituale che il nostro bellissimo Viale delle Grazie ci offre e che conduce all’omonimo Santuario Mariano?
Ebbene con un po’ di dedizione e devozione per Maria ci siamo riusciti.
Questa è una passeggiata virtuale che parte dal Viale Delle Grazie fino ad arrivare al Santuario dove verranno illustrate tutte le opere di più importante valore storico-spirituale in esso contenute offrendo la possibilità ai fedeli e pellegrini di poter ammirare le bellezze di questo sito importante situato nel cuore della Saccisica e più precisamente nel territorio di Piove di Sacco in provincia di Padova.
Il Santuario della Madonna delle Grazie si trova in posizione isolata rispetto al centro storico di Piove di Sacco, al termine di un importante viale di Tigli che costeggia lo scolo denominato da sempre “il Fiumicello”. Il viale costituisce una bella passeggiata spirituale, in quanto, sul lato del fiumicello, si possono ammirare i Misteri del Rosario, edicole in pietra tenera di Vicenza (le prime quindici scolpite da Giuseppe Giordani nel 1958 e le ultime cinque da Lucio Zatti nel 2008, rappresentanti i Misteri della Luce).
Al termine della passeggiata, sul piazzale, ad accogliere i fedeli troviamo il capitello di san Francesco d’Assisi, con fontana (del 1959) e una statua settecentesca dell’Immacolata, posta su un alto piedistallo nel 1906, a memoria di una grande missione cittadina svolta nel piovese per spiegare alla popolazione il significato del dogma dell’Immacolata. Sul pavimento in acciottolato, una linea in mattoni è memoria di un antico muro di confine della proprietà. Un caratteristico ponticello in mattoni del 1830 sostituisce quello esistente già nelle mappe del settecento, e che collegava il santuario alla strada “delle monache” che conduce ancora oggi all’ex monastero benedettino dei Santi Vito e Modesto ed a tutta la zona detta delle “case” ossia dei “casoni”.
La chiesa all’esterno si presenta con due stili molto diversi: la parte absidale, le pareti laterali, come anche il campanile sono in cotto, con arcatelle pensili di gusto ancora medievaleggiante;
La Facciata in pietra tenera di Vicenza e ben più lavorata è invece la facciata, aggiunta in tempi più recenti (1861) su progetto dell’architetto Giovanni Battista Tessari, che ha modificato la fisionomia della facciata originaria semplice e pulita e fornita di portico (elemento presente anche nella facciata attuale). L’affresco dell’Immacolata è opera recente dell’artista Annamaria Trevisan, che sostituisce il dipinto precedente, opera di Oreste Da Molin, completamente deteriorato.
Nel luogo dove oggi sorge il Santuario aveva sede, probabilmente, da tempi molto antichi, un piccolo convento di francescani “minori” con annesso un oratorio. La costruzione della chiesa attuale e del convento, oggi distrutto, iniziò nel 1484. La tradizione vuole l’origine di questo complesso legata ad un avvenimento miracoloso, narrato in alcune opere di storia ecclesiastica cinquecentesche e descritto in un quadro secentesco (1696) conservato all’interno della chiesa stessa, attualmente in restauro.
 
Entrando in chiesa, possiamo notare che l’interno è costituito da una grande navata con copertura a capanna secondo la tipologia più diffusa tra le chiese francescane, ma affiancata a sinistra da una navata di dimensioni molto inferiori con l’altare della Madonna delle Grazie. Sulla parete meridionale torneranno al loro posto cinque interessanti opere, al termine del loro restauro.
La prima ricorda proprio le origini del santuario.
 
La prima opera è dei due fratelli Sanguinazzi, alla morte dei genitori si erano divisi l’eredità trovando accordo su tutto, ma quando dovettero decidere a chi spettasse un’immagine della Vergine col Bambino di singolare bellezza e alla quale erano particolarmente legati giunsero al punto di sfidarsi a duello; proprio mentre si accingevano allo scontro un bambino di un anno che assisteva alla scena in braccio alla madre parlò e disse: “Fermatevi da parte di Dio”. E li esortò affinché portassero l’oggetto della contesa in una cappella poco fuori il Castello di Piove. I fratelli obbedirono e l’immagine sacra fu esposta alla pubblica adorazione. La Vergine fu subito fonte di numerosi miracoli attirando un grande numero di devoti; si decise pertanto di costruire con le offerte dei fedeli, su di un terreno donato dagli stessi fratelli Sanguinazzi, un convento per i frati minori ed una chiesa che venne dedicata alla Madonna delle Grazie.
 
La bella tavola, contesa dai due fratelli Sanguinazzi, che fu all’origine della costruzione del Santuario, è tuttora l’opera più preziosa in esso conservata. La Vergine col Bambino, che si staglia su uno sfondo naturalistico è stata infatti attribuita da autorevoli critici alla mano del pittore veneziano Giovanni Bellini e datata intorno al 1478. Nei secoli, la Vergine delle Grazie non ha mai mancato di elargire Grazie ai fedeli che vengono qui a pregare ed a lasciare le proprie invocazioni scritte sul registro delle preghiere.
Merita una certa attenzione l’altare della Madonna che conserva la tavoletta del Gianbellino, all’interno di una pala in marmo bianco di Carrara ed il tabernacolo in argento sbalzato (1958), opere di Amleto Sartori; molto bello l’altare tardo rinascimentale con paliotto ad intarsi marmorei. La crociera è ben decorata a stucco (1859).
 
Un altro evento prodigioso collegato a questa Madonna ed è narrato in due tele secentesche: la liberazione di Piove di Sacco dalla peste del 1631. Poiché l’epidemia dilagava, per porre freno al flagello, il Consiglio della Comunità piovese deliberò – nella prima tela, “l’istituzione della festa del Voto”, vediamo i rappresentanti cittadini riuniti in Consiglio – che Podestà, Sindaco, Deputati e tutto il Consiglio dovessero recarsi in processione al Santuario delle Grazie. La seconda opera invece documenta la processione votiva che da allora, come era stato deliberato, si ripete puntualmente ogni anno. La processione parte dal castello di piove e termina al santuario, vi possiamo leggere la presenza dei notabili, del clero, delle congregazioni religiose, delle confraternite e della popolazione tutta.
Oltre alle quattro opere a cui si è già accennato, sulla parete della navata maggiore, troviamo una “Annunciazione” del 1649 di scuola veneta, che in origine trovava posto ai lati dell’arco del presbiterio, il che spiega la composizione di due tele.
Completano le opere presenti in chiesa le quattordici stazioni della Via Crucis, telette perfettamente uniformi per dimensioni e per caratteri stilistici del Sette-Ottocento, di buona fattura, provenienti dalla chiesa parrocchiale di Novelle di Cedegolo (Brescia) e qui collocate nel 1957, al posto delle precedenti, che portavano, nella fascia superiore della cornice lignea, l’emblema francescano.
 
L’altare maggiore in legno dorato e intagliato è di gusto barocco con una mensa in marmo ad intarsio policromo datata 1683 con la croce francescana.
Sulla facciata principale possiamo ammirare scene dell’Ultima cena, del sacrificio di Abramo e di Mosè che fa scaturire l’acqua dalle rocce, sulla sommità vi è il Padreterno con angeli e putti.
Sul retro l’altare è dipinto con raffigurazioni di santi francescani Antonio, Francesco, Chiara, di santa Caterina e di Dio Padre con Gesù crocifisso.
Al centro dell’arco di trionfo vi è un bel Crocefisso ligneo, sistemato al posto del tabernacolo, anch’esso in legno dorato, spostato nella cappella invernale in seguito ai lavori di adeguamento liturgico che hanno interessato il presbiterio tra il 1956 e il 1970. L’altare maggiore necessita di un urgente quanto costoso restauro.
Il Fonte battesimale con i quattro simboli degli Evangelisti è stato sistemato nel 2010 vicino all’ingresso principale della chiesa; l’opera bronzea dello scultore Lucio Zatti è posta al centro di un ottagono marmoreo che ospita le celebrazioni del battesimo. Ad illuminare il Fonte battesimale c’è la vetrata artistica raffigurante il Battesimo di Gesù.
Simmetricamente, sull’altra vetrata artistica, sono rappresentati i due Discepoli di Emmaus che, dopo l’incontro con Gesù Risolto, fanno ritorno a Gerusalemme.
La cappellina invernale è un ambiente raccolto e silenzioso in cui si svolgono le celebrazioni feriali e le confessioni. Domina la cappella il grande tabernacolo dorato, secentesco, che apparteneva all’altare maggiore della chiesa. Diversi quadri arricchiscono ancora le pareti della cappellina, alcuni dei quali costituivano la pala di altari barocchi demoliti nel corso dei lavori di restauro nel 1958: aggraziata con figure scorciate e giochi chiaroscurali, vagamente ispirata alle opere dei Bassano, è l’Adorazione dei pastori con Sant’Antonio da Padova; vi sono poi Santa Caterina d’Alessandria in Gloria, San Francesco riceve le stimmate, San Filippo Neri (datato 1631); stilisticamente più interessante invece è la Deposizione, purtroppo molto rovinata, e soprattutto la Madonna del latte, tavola quattrocentesca di probabile fattura riminese ed il frammento di tavola con San Giovanni Evangelista e Sant’Antonio da Padova ritrovato alla fine degli anni ottanta ed attribuito ad Angelo di Bartolomeo detto lo Zotto (o Lo Zoto, notizie Padova 1469-1486).
La visita si conclude nel chiostro, unico elemento architettonico in parte sopravissuto alla distruzione del convento, avvenuta sotto la Serenissima nel 1775, dopo che questo era passato nel 1769 sotto la custodia della confraternita della Madonna della Salute (i tre lati non confinanti con la chiesa sono stati completamente rifatti nel 1960), nel muro meridionale si possono ammirare alcuni affreschi che rappresentano i “fioretti di san Francesco”. Come spesso accade nei chiostri vi si respira un’aria di misticismo e di preghiera in perfetta armonia con l’atmosfera di tutto il Santuario.