Quaresima 2023…il tuo cammino nel deserto

Di solito quando si pensa al deserto lo si associa a particolari asprezze: deserto è sinonimo di sete, caldo, mancanza di mezzi di prima necessità, luogo di solitudine e di fatica… tutte sottolineature appropriate, che corrispondono alla realtà dell’ambiente di cui stiamo parlando…ma il deserto è anche luogo altamente evocativo, dalla bellezza austera e panorami infiniti…
Mi ha colpito scoprire da una guida arabo-israeliana il significato etimologico che la lingua ebraica da al termine deserto: mid-bar… che tradotto significa: luogo della parola. Da-bar significa al tempo stesso parola e azione, e questo propriamente appartiene a Dio…quando parla Dio crea…nel libro di Genesi, Dio da compimento alla creazione in due modi: Dio disse e fece…nel momento in cui emette la sua Parola, compie una nuova creazione, Dio crea attraverso la sua Parola… ma il significato di deserto mi ha profondamente colpito: mid-bar… luogo della parola…nel deserto di solito non si odono parole, voci, rumori, frastuono… perché è chiamato luogo della Parola ? Perché colui che lo attraversa è come costretto a guardare dentro di sé…è costretto ad ascoltare se stesso/a… dal di fuori percepisce la vastità dell’orizzonte, l’intensità del silenzio…il senso di impotenza di fronte all’infinito…ma interiormente si acutizza la predisposizione all’ascolto…l’udito si fa più sensibile e più fine…il deserto ti educa all’ascolto interiore di te e del mondo…e così ci si accorge che nel silenzio, il tuo corpo parla, la tua mente parla, il tuo cuore parla…si svelano, si dischiudono i sensi interiori…e con essi la capacità di cogliere, di leggere la nostra realtà più profonda, le nostre attese e le nostre speranze…il cammino del deserto ti costringe a mettere a fuoco le motivazioni per cui vivi…per questo a buon diritto la lingua ebraica lo chiama “luogo della Parola”… è una parola fatta di silenzio, dì immensità, di solitudine che provoca l’ascolto interiore di sé e fa parlare i sensi interiori, quelli che custodiscono la nostra interiorità, quelli che a volte anestetizziamo in una vita frenetica e rumorosa. Chi ha vissuto l’esperienza del deserto non è più quello di prima. Non basta fermarsi nel deserto da turisti, per qualche ora o qualche giorno…bisogna vivere il deserto da beduini, da nomadi…per poterne cogliere tutta la ricchezza e la profondità… Il tempo di Quaresima vuole essere per la Chiesa il tempo del deserto, tempo durante il quale possiamo entrare in noi stessi per cogliere quella Parola che Dio vuole pronunciare per noi, nella nostra vita…possa davvero questo Quaresima essere un tempo di ascolto della sua Parola per là serenità e la gioia della nostra vita.