Storia

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Usciti dal tracciato del centro storico, alla fine di un viale alberato che fiancheggia il Fiumicello, si raggiunge il sito in cui sorge il tempio della “Madonna delle Grazie”.

Lo stradone e il ponticello che conducono al Monastero di San Vito e Modesto sono presenti (anche se il manufatto non era quello attuale) già in documenti settecententeschi con il nome di Viale delle Monache il che testimonia i contatti tenuti tra i due monasteri i cui terreni erano confinanti. La chiesa all’esterno si presenta con due stili molto diversi:la parte absidale, le pareti laterali, come anche il campanile sono in cotto, con arcatelle pensili di gusto ancora medievaleggiante; in marmo e ben più lavorata è la facciata con l’affresco dell’Assunta (opera di Oreste da Molin) aggiunta in tempi più recenti (1861) su progetto dell’architetto Giovanni Battista Tessari che ha modificato la fisionomia (documentata da vecchie foto) della facciata originaria semplice e pulita e fornita di pronao (elemento presente anche nella facciata attuale). Nel luogo dove oggi sorge il Santuario aveva sede, probabilmente, da tempi molto antichi, un piccolo monastero di francescani con annesso un oratorio. La costruzione della chiesa attuale e del monastero, oggi distrutto, iniziò nel 1484 e nel 1489 non era ancora completata. La tradizione vuole l’origine di questo complesso legata ad un avvenimento miracoloso tramandato dalla tradizione popolare, narrato in alcune opere di storia ecclesiastica cinquecentesche e descritto in un quadro secentesco (1696) conservato all’interno della chiesa stessa. I due fratelli Sanguinazzi, alla morte dei genitori si erano divisi l’eredità trovando accordo su tutto, ma quando dovettero decidere a chi spettasse un’immagine della Vergine col Bambino di singolare bellezza e alla quale erano particolarmente legati giunsero al punto di sfidarsi a duello; proprio mentre si accingevano allo scontro un bambino di un anno che assisteva alla scena in braccio alla madre parlò e disse: “Fermatevi da parte di Dio”. E li esortò affinché portassero l’oggetto della contesa in una cappella poco fuori il Castello di Piove. I fratelli obbedirono e l’immagine sacra fu esposta alla pubblica adorazione. La Vergine fu subito fonte di numerosi miracoli attirando un grande numero di devoti; si decise pertanto di costruire con le offerte dei fedeli, su di un terreno donato dagli stessi fratelli Sanguinazzi, un convento per i frati minori ed una chiesa che venne dedicata alla Madonna delle Grazie. La bella tavola che, come vuole la tradizione, fu all’origine della costruzione del Santuario, è tuttora l’opera più preziosa in esso conservala. La Vergine col Bambino, che si staglia su uno sfondo naturalistico è stata infatti attribuita da autorevoli critici alla mano del pittore veneziano Giovanni Bellini e datata intorno al 1478.

Un altro evento prodigioso è collegato a questa Madonna ed è narrato in due tele secentesche: la liberazione di Piove di Sacco dalla peste del 1631. Poiché l’epidemia dilagava, per porre freno al flagello, il Consiglio della Comunità piovese deliberò – nella prima tela, ” Istituzione della festa del Voto”, vediamo i rappresentanti cittadini riuniti in Consiglio – che, Podestà Sindaco, Deputati e tutto il Consiglio dovessero recarsi in processione al Santuario delle Grazie. La seconda tela invece documenta la processione votiva che da allora, come era stato deliberato si ripete puntualmente ogni anno.

Ritornando alla struttura della chiesa, possiamo notare che l’interno è costituito da una grande navata con copertura a capanna secondo la tipologia più diffusa tra le chiese francescane, ma affiancata a destra da una navata di dimensioni molto inferiori. Oltre alle quattro opere a cui si è già accennato vi sono conservate, sulla parete destra della navata maggiore, una “Annunciazione” del 1649 di scuola veneta, che probabilmente in origine trovava posto ai lati dell’arco del presbiterio, il che spiega la composizione di due tele. L’altare maggiore in legno dorato e intagliato è di gusto barocco con una mensa in marmo ad intarsio policromo datata 1683 (come documenta la scritta “P.F. Cherubino di Piove Guardiano MDCLXXXIII”). Una serie di altri quadri arricchiscono ancora le pareti di questo luogo: aggraziata con figure scorciate e giochi chiaroscurali, vagamente ispirata alle opere dei Bassano, è l’Adorazione dei pastori con Sant’Antonio da Padova; di provenienza bresciana è la Via Crucis; Santa Caterina d’Alessandria in Gloria, San Francesco riceve le stimmate, San Filippo Neri (datato 1631) sono invece opere di fattura mediocre finalizzate al culto e con valere didascalico; stilisticamente più interessante invece è la Deposizione, purtroppo molto rovinata, e soprattutto il frammento di tavola con San Giovanni Evangelista e Sant’Antonio da Padova ritrovato alla fine degli anni ottanta ed attribuito ad Angelo di Bartolomeo detto lo Zotto (o Lo Zoto, notizie Padova 1469-1486).
La visita si conclude nel chiostro, unico elemento architettonico in parte sopravissuto alla distruzione del convento, avvenuta sotto la Serenissima nel 1775, dopo che questo era passato nel 1769 sotto la custodia della confraternita della Madonna della Salute (i tre lati non confinanti con la chiesa sono stati completamente rifatti nel 1960). Come spesso accade nei chiostri vi si respira un’aria di misticismo e di preghiera in perfetta armonia con l’atmosfera di tutto il Santuario.