Omelia 4^ p.a. A 29.01.2017

 

Beati coloro che hanno coscienza di essere poveri e attendono tutto dal Signore.

Beato chi sa di essere povero e si mette in cammino come i Magi per cercare Colui che lo solleva dalla sua povertà.

Beato chi tende la sua mano per ricevere il Corpo del Signore, nella Comunione: è il gesto dell’affamato che attende un boccone di pane, è il segno dell’uomo che sa di essere povero e tende la mano aspettando tutto da Dio.

Il povero del Vangelo non si aspetta l’elemosina di una moneta, non è un cercatore d’oro, non è un giocatore al lotto che punta sul numero in ritardo per tentare la fortuna; non è un lavoratore che fatica al limite delle sue forze per accumulare. Il povero del Vangelo è beato perché ha Dio dalla sua parte, perché Dio si offre a lui come suo vero bene; il povero del Vangelo desidera colmare il suo vuoto, la sua indigenza con una Persona, non con una cosa o con denaro, colma la sua indigenza con un Dio che lo ama, non con la ricchezza che lo rende schiavo.

  1. Francesco d’Assisi ha capito e ha vissuto questa beatitudine, ha abbandonato l’eredità paterna per sentirsi figlio libero dell’unico Padre e attendere tutto da Lui, ha esperimentato la gioia dei puri di cuore, sentendosi creatura con tutte le creature (frate sole, sora luna …), ha esperimentato perfetta letizia quando è stato maltrattato.

Anche Mahattama Gandhi: all’ingresso della sua casa teneva esposte le Beatitudini: quando leggiamo ‘Beati i miti … beati gli operatori di pace … beati gli affamati di giustizia … possiamo guardare a lui. La sua ‘non-violenza’ corrisponde alla misericordia, di fronte alla offesa non si vendica.

I poveri sono beati non perché hanno scelto loro di attendere tutto da Dio, ma perché Dio ha scelto di stare con i poveri.

Dio è stato con Gesù, perché Egli è il povero, il mite, il misericordioso, il puro di cuore, l’assetato di giustizia, il perseguitato, l’afflitto. Gesù si è affidato al Padre, ha fatto in tutto la sua volontà, per questo è beato, è risorto.