SPECIALE FESTA DEL VOTO DEL 6 MAGGIO 2016

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Voto 2016 – ipotesi

Perché rivolgersi a Maria?

Siamo nel padovano! Per la peste del 1631 si poteva rivolgersi a S.Antonio il Taumaturgo, morto 250 anni prima che nascesse la devozione a Maria raffigurata nel quadro del Bellini (1484).

Nel 1631 evidentemente la devozione a Maria, che ha parlato per bocca del bambino in occasione del duello dei due fratelli Sanguinazzi,era già così diffusa in Saccisica da superare quella del santo di Padova morto esattamente 400 anni prima(1231-1631), già famoso per i miracoli che otteneva dal Signore per sua intercessione. Penso che anche nel 1631 si cantasse il ‘Si quaeris miracula’: “Se chiedi miracoli, fugge l’errore, la calamità, la lebbra e qualunque malattia”.

Chissà perché di fronte alla fama del Santo, i Piovesi hanno deciso di rivolgersi a Maria venerata in questa piccola tavola soltanto da 150 anni c.(1484-1631)…

E hanno avuto ragione perché sono stati esauditi !

La risposta dobbiamo trovarla nel Vangelo, e penso che la scelta dei Piovesi facesse riferimento proprio al ruolo che Maria ha assunto a Cana di Galilea durante il banchetto di nozze:

                                           ‘NON HANNO PIU’ VINO

Che potremmo tradurre “ Non hanno più rimedi per vincere la peste” e Gesù interviene non trasformando l’acqua in vino ma bloccando l’epidemia.

Rinnovando il voto anche noi ci affidiamo a Maria. Non ci manca il vino per far festa ( forse di feste ne facciamo anche troppe), ma ci manca la capacità di accogliere, di condividere, di rispettare i diversi; manca il lavoro, manca il rispetto per la dignità delle persone, manca la libertà dalle nuove schiavitù del denaro, della corruzione, del successo e del potere…

Maria continua a dire a Gesù: Non hanno ciò che è più necessario

E a noi continua a dire : Fate quello che vi dirà

 

locandina festa del voto 2016

 

385° Festa del Voto, Santuario Madonna delle Grazie Piove di Sacco
Anche Piove di Sacco fu colpita dalla terribile e nota peste del 1631, ma le fonti testimoniano che, rispetto all’incidenza di morti riscontrati nel padovano, il territorio piovese ne fu in qualche modo protetto, grazie all’intervento della Madonna delle Grazie. Il 15 dicembre 1630 la mortalità registrata era normale, e si seppelliva nei sagrati delle chiese del Duomo, di San Nicolò, San Rocco e del santuario della B.V. delle Grazie e all’interno delle chiese. La prima vittima della peste si registrò il giorno seguente, quando “Domenego Samillo detto Zuffa della contrà di S. Martino passò da questa vita con mal contagioso et il suo cadavere fu sepolto a S. M. Maddalena”, ove risiedeva l’ospedale che assunse funzione di lazzaretto. Il morbo si manifestò nuovamente solo il 14 marzo dell’anno seguente con numerosi morti. Il 27 aprile si radunò il Consiglio per prendere provvedimenti, a cominciare dalla richiesta di aiuto a Dio onnipotente, in forma pubblica e solenne, con l’invocazione del patrocinio della Beata Vergine. Il Consiglio stabilì in quella seduta che ogni anno dovesse avvenire una processione al Santuario, a cui dovesse partecipare il Podestà, il Sindaco ed il Consiglio, il clero e le Confraternite e che ognuno dovesse offrire un cero ed assistere alla Messa solenne.

La deliberazione presa dal Consiglio, scritta dalla mano del Notaio Gaspare Beccari, recita:

“In Christi nomine. Amen. Anno ejusdem a Nativitastis Millesimo seicentesimo trigesimo primo, Indictione XIV. Die Domenica 27 Minsis Aprilis.

Alla presenza dell’Illustrissimo Signor Podestà congregato il Consiglio della Spettabile Comunità a numero debito per li negotj publici, furono terminate le sottoscritte cose, Videlicet:

Il ricorrer in ogni tempo, non solo di tribolatione, ma d’ogn’altro stato ancora alla divina misericordia, e clemenza del Signor Iddio, e cosa necessaria à cadaun buon Cristiano; e perciò ne presenti tempi di turbolenza contagiosa di già principata in questa Terra, deve non solo ogn’uno in particolare; ma anco questo Publico, in generale far ricorso a chi non viene da Dio mai negata grazia alcuna, acciò con l’intercessione sua si degni Sua Divina Maestà liberarci da questa infezione, e da gl’imminenti pericoli, che ci sovrastano. Fù adunque raccordato per ottenere la protetione della Beatissima Vergine esser bene far solenne Voto à nome di questa Comunità, et Consiglio di far far ogn’anno in quel giorno, che sarà statuito, solenne Processione, nella quale intervenir debbano l’Illustrissimo Signor Podestà con li Signori Sindico, Deputati, e Consiglio tutto con una Candela in mano d’una libra di peso da esser comprato a spese di questa Comunità, con la quale Processione si debba andar a visitar la Beatissima Vergine delle Grazie fuori di questa Terra, alla quale si debba presentare detti candelotti, et ivi riverentemente pregar essa Vergine gloriosissima, che si degni soccorrer, e proteggere questi Popoli, e liberarli al presente, e nell’avvenire da presenti, e futuri simili pericoli.

Onde fù posta parte per li Signori Sindaco, e Deputati tutti, che à nome di questa Comunità, e Consiglio sia fatto, come per la presente parte sia, e s’intenda fatto il Voto suddetto, e che siano ogn’anno comprati detti candelotti perpetuamente, e quelli processionalmente offerti à detta Beatissima Vergine delle Grazie da esser poi appesi d’intorno la Cappella, dove star debbano fin tanto, che sarà fatta l’offerta l’anno susseguente, qual fatta, siano li vecchi levati, et quelli impiegati per li Reverendissimi Padri di detto Reverendo Monastero in servizio dell’Altare di essa Gloriosissima Vergine, et in honor di quella, dovendo nel luogo delli vecchi esser posti li nuovi, e così continuar si debba l’anno in’anno perpetuamente. Li Candelotti poi delli Signori Sindaco et Deputati debbono esser di peso di libre tre per l’uno, e per l’Illustrissimo Signor Podestà si comprata una Torza di peso di libre quattro. In questa Processione intervenir debbano tutte le Scuole di questa Terra, e si procuri, che in’essa sia portata l’effigie di detta Gloriosissima Vergine, all’Altare della quale sia cantata una Messa solenne, ed ascoltar la quale star debbano detti Signori Sindaco, Deputati, e Consiglio, e con quella riverenza, e devozione, che si conviene; ogn’uno pregar debba questa Vergine Santissima, che si degni interceder appresso Nostro Signore grazia per la liberazione di questi popoli da presenti mali, con la privazione per l’avvenire da simili, in buona salute in grazia di Sua Divina Maestà.

La qual parte per ordine ballotata fù presa da tutte le balle prospere nel bossolo Rosso quarantasette niuna nel verde contrariando”. Deciso il giorno della processione, di buon mattino si misero in cammino i servi del Comune con le insegne, seguiti dai Confratelli della Scuola del Crocefisso vestiti di sacco, i frati minori e i frati conventuali, i chierici, i Sacerdoti e i canonici. Podestà, Sindaco e Deputati chiudevano il corteo, seguito da numerosa folla. Al termine della funzione, il ritorno in Duomo seguiva lo stesso ordine dell’andata, e nel cuore di tutti era presente la certezza che la preghiera fosse esaudita ancora una volta.