LA RISURREZIONE DI GESU’ “NECESSARIO RIPENSARLA”

 

Anzitutto ricordiamo che parliamo di un mistero:

  • Mistero da affrontare esclusivamente con gli occhi e l’intelligenza della fede, con la consapevolezza che si tratta del cuore dell’annuncio cristiano e del fondamento della speranza umana.
  • Mistero da affrontare con il pensiero e la preghiera.
  • Mistero da affrontare con la certezza che si tratta anche della nostra risurrezione e di quella di tutta la chiesa, così come “sappiamo che la tua passione, Gesù, deve compiersi in noi, nella chiesa tuo corpo” (Turoldo).

Ripensare la risurrezione perché è “difficile entrare nella passione di Gesù…. cogliendola nella sua verità sia storica che teologica” (Card. Martini).

 

Anche i discepoli hanno faticato. Nei testi dei Vangeli non abbiamo alcun cenno al fatto che i discepoli abbiano atteso la risurrezione di Cristo.

E’ stato Gesù stesso a portarli credere nel risorto.

Lo stesso cammino lo dobbiamo fare noi: lasciarci condurre da lui al riconoscimento del Risorto nella nostra vita, nel creato, nella chiesa, in tutta l’umanità.

Contemplare e riconoscere il risorto porta i discepoli a uno sconvolgimento. Non è un fatto ordinario e abituale, devono aprire gli occhi dello spirito, non bastano gli occhi del corpo.

 

Come renderlo accessibile e vivibile da tutti?

Tutto nella vita ordinaria dell’uomo sembra orientato verso la morte.

E’ possibile vedere la luce della risurrezione durante il cammino ordinario di un cammino di morte biologica?

Ci sono segni o incontri di risurrezione nella nostra vita? Come vederli e renderli evidenti?

E’ giusto spostare tutto al dopo morte? Non credo.

Per noi sembra più facile credere al venerdì santo che alla risurrezione (Turoldo), ma la fede vera la possiamo misurare solo a partire dal mattino di Pasqua. E il solo vero peccato che possiamo fare a livello di fede è quello di rimanere insensibili alla risurrezione (Isacco il Siro).

 

Qualcuno riduce il significato della risurrezione a un impegno a liberare la vita da tutto ciò che porta segni di morte, ma si corre il rischio di pensare a una risurrezione solo sociale e umana, dove il divino rimane fuori dell’esperienza.

Non dobbiamo confondere i segni che costituiscono un cammino verso la risurrezione, con la risurrezione stessa: la liberazione dalle logiche del possesso, del potere, degli istinti non sono ancora risurrezione, ma semplici momenti del cammino verso di essa.

 

Risurrezione è anzitutto incontro con il risorto, con Gesù risorto, non di un modello culturale da adottare.

Si tratta di partecipazione alla vita stessa di Dio, diversa da quella che si aveva prima della passione e morte.

La risurrezione apre a una nuova vita e a una nuova realtà da scoprire: i discepoli devono riscoprire Gesù Cristo risorto, non basta quello conosciuto prima.

 

Come arrivarci?

Passare attraverso la passione di Cristo vivendo la nostra.

Necessità di andare oltre le tradizioni e oltre la storia.

Vivere la volontà del Padre: che sia stato questo il contenuto dell’ultimo grido di Gesù?

 

Diversità di cammini

Il cammino di Pietro e quello di Giuda, differenze notevolissime.

Nei due malfattori in croce accanto a Gesù sono presenti due modi di fede molto diversi e molto attuali.

Nei soldati c’è protervia, ma anche fede incipiente: veramente costui era figlio di Dio.

La risurrezione rimane il mistero che i cristiani credono, fondamento della loro fede.

Ma la passione e morte di Cristo rimane scandalo e stoltezza per chi non crede (1Corinzi 1,23).E “la croce è l’unità di misura di questa nuova dimensione umana che sconfina sull’eterno: il Crocefisso è la presenza di questa nuova realtà, senza la quale non si capisce niente e tutto diventa disumano, quaggiù”.

 

  1. Cristiano