Domenica XV p.a. anno C 14 LUGLIO 2019 Lc 10, 25-37

 

Una parabola di rottura e di sfida,

una parabola che supera ogni forma di discriminazione, ogni steccato di carattere confessionale.

Un dottore della legge sfida Gesù sull’osservanza dei precetti: quale è più importante degli oltre 613 precetti ebraici (248 positivi, 365 negativi)?

La domanda potrebbe essere formulata anche in altro modo: cosa è più importante nella vita?

Si possono sintetizzare i precetti della fede ebraica?

Gesù risponde: “sta scritto nella legge…” la sintesi è già presente, il nocciolo della fede è già chiaro, e difatti il dottore risponde correttamente a Gesù: amore verso Dio e verso il prossimo.

Ma la risposta non è sufficiente: chi è il mio prossimo?

Non si parla più di Dio, ma si parla del prossimo, quasi fosse scontato che l’amore verso Dio è conosciuto e delineato, specie nella frase: “… con tutto il cuore, con tutta l’anima…..”

Ma se questa frase sembra esaustiva di quello che deve essere l’amore verso Dio, non si capisce ancora cosa e come sia l’amore verso il prossimo.

Chi era il prossimo per l’ebreo del tempo di Gesù?

Erano i parenti, la famiglia, il connazionale, e anche lo straniero residente in terra di Israele. Al di fuori di questi non c’era altro prossimo.

La parabola del buon samaritano risponde a tutto questo.

Nella scena abbiamo sette personaggi, e solo di Gesù sappiamo il nome, gli altri sono tutti anonimi: l’uomo che va a Gerico, un sacerdote, un levita, un oste, il samaritano, Gesù e il dottore della legge.

Sette personaggi che rappresentano tutta l’umanità: ciascuno di noi si ritrova, si deve ritrovare, in qualcuno di questi personaggi. Una scena rappresentativa di tutta l’umanità e di tutti i tempi.

Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico.

Chi è? Chi può essere oggi?

Uno che se ne va da Gerusalemme, che abbandona il centro della fede per andare verso la città simbolo del paganesimo. Un parte di umanità che lascia la fede, che è deluso dalla fede, che non sa cosa farsene della fede, della chiesa?

Ma imbocca una strada pericolosa, dove si incappa sempre nei briganti.

Una umanità che diventa preda di briganti.

Chi sono i briganti? Coloro che sfruttano e calpestano l’uomo.

L’uomo rimane ferito e abbandonato per terra, lungo la strada.

Passa un sacerdote, anche lui sta facendo la stessa strada, anche lui si allontana da Gerusalemme, dal centro che dovrebbe essere il riferimento della sua vita e della sua fede.

Lo stesso fa un levita, una persona che si occupa di fede, vide e passò oltre.

Hanno perso il senso della fede, dello spirito, ma così facendo hanno perso anche il senso dell’umanità, del rispetto e della dignità dell’uomo.

Per altri passano e se ne vanno per non contaminarsi, per non diventare impuri, e cioè per una osservanza dei precetti, della morale.

La morale che può diventare un impedimento a vedere l’uomo bisognoso?

Passa un samaritano, un eretico, non si dice se va verso Gerusalemme o verso Gerico. E’ improbabile che andasse verso Gerusalemme, ma anche verso Gerico. A Gesù non interessa dove sta andando, interessa sottolineare che lui vede la stessa scena e ha compassione. Il sacerdote e il levita non avevano avuto compassione, questo è quello che manca a loro.

Il samaritano si ferma, si occupa del malcapitato, gli cura le ferite, lo carica sulla sua cavalcatura e lo porta a una locanda, paga per la permanenza e promette il suo ritorno.

Lì abbiamo un altro personaggio, l’oste, l’albergatore, uno che prende i denari della carità.

Un commento di Turoldo diceva: quanti lavorano nelle istituzioni di carità devono meditare molto su questa figura dell’oste, uno che sfrutta la carità per il proprio interesse.

Ecco tutta l’umanità presente.

Io da che parte sto? Chi mi rappresenta?

Dovremmo identificarci con il samaritano, che poi è Gesù, che si fa prossimo.

Il problema non è scoprire chi è il prossimo, ma capire se siamo capaci di farci prossimi.

Il card. Martini scrisse una lettera pastorale proprio su questo tema (1986) affrontando il tema della carità.

Richiamo solo le quattro parti della lettera.

– Prima parte: il tema della carità nel cammino della nostra Chiesa.

– Seconda parte: le difficoltà che incontriamo nell’esercizio della carità.

– Terza parte: lo Spirito Santo che accende in noi la carità, ce ne insegna il significato profondo.

– Quarta parte: le scelte storiche e i gesti concreti della carità.
Sarebbe bello rileggerla, si trova facilmente in internet.

 

  1. Cristiano