LA VITA CONSACRATA

 

La famiglia, la scuola, la professione, la società….; essere qualcuno, crearsi una posizione, ottenere stima, circondarsi di sicurezze, realizzare i propri affetti e le passioni…   Sono gli orizzonti normali di una persona che cerca il proprio bene, che valuta le proprie forze sufficienti a percorrere un cammino che lo gratifica.

Però non è una vita proiettata!

E’ uno schema piatto, a circuito chiuso; non c’è slancio, non c’è chiamata, non c’è attrazione!

 

Ecco, io ritengo che la vita religiosa e la vita consacrata esca da questo schema meschino e si lasci affascinare da un ideale, per il quale mettere a servizio tutto se stesso; l’ideale della pace, della giustizia a favore dell’umanità, ma anche e soprattutto l’ideale di Dio, da cui proviene ogni bene.

Ogni uomo può diventare uomo di Dio, può intrattenersi con Dio, confidarsi con Dio, lasciarsi penetrare da una realtà che lo supera, agendo nel mondo senza essere del mondo. Si giunge allora ad un amore sconfinato per Colui che è stato inviato da Dio: per Gesù, per la sua Chiesa, per il suo Vangelo a salvezza dei malandati e a sostegno dei più poveri.

La vita consacrata allora diventa capolavoro dello Spirito, e la persona chiamata  sente la Presenza

e si fa docile. La preghiera diventa il respiro, e viene spontaneo seguire  Gesù povero, casto e obbediente. Sentire che Dio parla attraverso le  Scritture diventa il pane quotidiano e la vita si nutre fino a proiettarsi e a fare di Dio l’unico Bene.