LA TERRA RIMANE LA STESSA

(il convegno di Borca invita a ripartire dal Vangelo)

 

Nel campo vicino a casa ad autunno inoltrato, è passato l’aratro: la terra è tornata vergine.

I residui della vegetazione seminata sono stati travolti dal vomere: ogni differenza di coltivazione

è scomparsa; può esserci stato frumento o granturco, o barbabietole, o segala a seconda dell’annata, ma la terra rimane la stessa, la terra è uguale per ogni seme, accoglie ogni differenza di produzione.

 

Le zolle nude mi riportano al Vangelo, alla Parola di Dio: quanti tentativi per portarlo a buon frutto, quanti concimi, non basta la rotazione delle colture, quante ‘teste’ cercano di piantarsi nel Vangelo, dando i risultati più disparati. Ci si confronta, si gareggia per corrispondere di più e meglio, ci si chiude nella propria serra, ma la terra rimane la stessa.

Il Vangelo è lo stesso per tutti: il Vangelo è vergine, è la Parola di Gesù. Ripartiamo dal Vangelo così com’è.

Quale Vangelo? Quello del libro?

Io faccio scendere il vomere ancora più a fondo, per mettere all’aria il Vangelo che Gesù ha deposto nel cuore di ciascuno; ogni persona porta dentro di sé il Vangelo, sente la nostalgia che questo Vangelo sbocci, sente il desiderio di liberare il Vangelo che sta troppo stretto dentro di sé, che è lucchettato da una vita troppo carica o insipida.

L’unità è già fatta: basta partire da questa terra vergine che è il Vangelo sprofondato; occorre il vomere. Da qui deve partire l’unità, dal vangelo che è già dentro ognuno; questa è la grazia che Gesù in croce ha deposto in tutti. Superiamo le apparenze, le differenze di ‘coltivazione’, facendo in modo che i doni dello Spirito facilitino il lavoro dell’aratro.