La Pentecoste Domenica 09 Giugno 2019

9 giugno 2019

Pentecoste, era già una delle grandi feste ebraiche, la festa della mietitura, una festa che faceva riferimento diretto all’alleanza del Sinai.

 

Diversi modi di narrarla nei Vangeli e in Paolo:

  • In Giovanni avviene lo stesso giorno di Pasqua
  • In Luca avviene sia nel giorno di Pasqua, nel Vangelo, sia 50 giorni dopo, nel libro degli Atti.
  • In Paolo si dice dei diversi carismi e dell’unico Spirito.

 

Come possiamo parlarne noi?

Anzitutto che l’esperienza della Pentecoste non è racchiudibile nell’esperienza di una singola persona o di una singola comunità.

L’esperienza dello Spirito non è esclusiva di un singolo o di una singola comunità.

E’ possibile a tutti.

In ciascuno a seconda delle proprie dimensioni della vita interiore.

Ma non potremo mai dire che lo Spirito sia nostro, può essere di tutti, anche dei non cristiani.

Nei testi di oggi si dice, in Paolo nella sua lettera ai Romani e in Giovanni nel brano di vangelo, che lo Spirito che abita in noi e che Dio prende dimora presso di noi.

L’uomo dimora di Dio, la chiesa come dimora di Dio: non più il tempio, ma l’umanità.

Dio prende dimora e trasforma totalmente l’uomo: i discepoli da pavidi diventano coraggiosi, da ignoranti diventano sapienti.

E’ uno dei temi cari ai padri della Chiesa.

  1. Giovanni Crisostomo dice che ci sono state due grandi Pentecoste nel NT.

La prima quando lo Spirito scese su Maria,

la seconda è la pentecoste sulla Chiesa: quando nasce la chiesa è Dio che prende corpo nella chiesa e le dà la sua anima.

Questo il modo di pensare dei padri della Chiesa riguardo allo Spirito: Dio che prende dimora nell’uomo e nella chiesa.

Parlare dello Spirito significa parlare della sua presenza.

Una presenza che si manifesta in tanti modi.

Per dire questo noi utilizziamo molti simboli: ad es. il vento, il fuoco, la parola.

Questo per dire chi è lo Spirito, chi è Dio.

Usiamo simboli ed esperienza.

Tutto quello che noi sappiamo riguardo a Dio lo impariamo dallo Spirito. Non c’è altro modo.

E’ lo Spirito che ci illumina, che ci ra conoscere, che ci dice come parlare di Dio.

Lo Spirito è fondamentale per tutto ciò che noi viviamo, pensiamo, conosciamo.

Ma anche per tutto quello che noi comunichiamo.

La Parola che riguarda Dio è comprensibile da tutti gli uomini,

il linguaggio di Dio è l’unica lingua comune possibile,

il linguaggio di Dio si distingue da tutte le lingue umane

è un linguaggio che non viene dalla carne, ma dallo Spirito.

E’ un linguaggio che manifesta la trasformazione operata dallo Spirito.

Trasformazione che viene operata dalla esperienza che il discepolo fa dello Spirito:

  • Lo riconosce come vento: libero e indomabile, che entra ed esce dove vuole
  • Lo riconosce come fuoco: che scalda, purifica, illumina, consuma, rinnova
  • Lo riconosce come Parola che annuncia il mistero di Dio presente nell’uomo

Questa comunicazione deve essere fatta dai cristiani: la nostra vita non è pentecoste se non è comunicazione di Dio.

Questo il nostro compito: comunicare la presenza trasformante dello Spirito.

P.Cristiano