RIFLESSIONI SULLA PAROLA DI VITA DI OTTOBRE 2016

“Perdona l’offesa al tuo prossimo e allora per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati” (Sir 28, 2).

 

Non sono solo i fatti tragici della vita che toccano profondamente il nostro intimo. Ci sono le molte incomprensioni relazionali del quotidiano: in famiglia, fra amici, fra collaboratori, compresi quelli che sono chiamati a vivere uno stesso ideale. Incomprensioni che sono presenti un po’ dappertutto, persino nelle nostre Parrocchie. Ci sono i vari atteggiamenti sgradevoli e gratuiti che subiamo. Atteggiamenti che ci amareggiano e avvelenano i rapporti con quelle persone. Una prima reazione umana e istintiva ci fa dire: “ma chi me lo fa fare?” e ci vorrebbe far tagliare i ponti con queste persone. Ma…., ma, se invece ci lasciamo guidare dalla Parola di Dio e impariamo a farla entrare con forza nelle varie situazioni di conflitto che siamo chiamati ad affrontare, questa ci offre la soluzione che è allo stesso tempo difficile e coraggiosa:  andare oltre, perdonare, vedere le persone con occhi nuovi, proprio come le vede Dio.   “Perdona l’offesa al tuo prossimo e allora per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati” È quello che Gesù stesso ci ha insegnato nella preghiera che rivolgiamo al Padre: «Padre… rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori» ? Anche noi sbagliamo, e vorremmo essere perdonati! Supplichiamo e speriamo che ci sia data nuovamente la possibilità di ricominciare, confidiamo che gli altri abbiano ancora fiducia in noi. Se è così per noi, proviamo a pensare che lo sarà anche per gli altri. Non dobbiamo amare il prossimo come noi stessi? Chiara Lubich, che continua a ispirare la nostra comprensione della Parola, così commenta l’invito al perdono: esso «non è dimenticanza che spesso significa non voler guardare in faccia la realtà. Il perdono non è debolezza, e cioè non tener conto di un torto per paura del più forte che l’ha commesso. Il perdono non consiste nell’affermare senza importanza ciò che è grave, o bene ciò che è male. Il perdono non è indifferenza. Il perdono è un atto di volontà e di lucidità, quindi di libertà, che consiste nell’accogliere il fratello così com’è, nonostante il male che ci ha fatto, come Dio accoglie noi peccatori, nonostante i nostri difetti. Il perdono consiste nel non rispondere all’offesa con l’offesa, ma nel fare quanto Paolo dice: “Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male”. Lasciandoci, quindi, guidare da questa parola di Vita troveremo la forza e la capacità di resistere alla tentazione di rispondere a tono. Smetteremo di pensare che non siamo capiti. Impareremo a guardare il fratello, in quel momento diventato “nemico”, con occhi nuovi. Capiremo che, anche se cattivo, ha bisogno di qualcuno che lo ami e lo aiuti a cambiare. Mettiamo quindi in atto la nostra “vendetta”, ma una “vendetta d’amore”. «Dirai: “Ma ciò è difficile” – continua Chiara nel suo commento –. Si capisce. Ma qui è il bello del cristianesimo. Non per nulla sei alla sequela di un Dio che, spegnendosi in croce, ha chiesto il perdono a suo Padre per chi gli aveva dato la morte. Coraggio. Inizia una vita così. Ti assicuro una pace mai provata e tanta gioia sconosciuta» . C’è una canzone molto bella che possiamo meditare per aiutarci a vivere al meglio questa Parola di Vita ed è “Tempo di ricominciare” cantata dal Gen Verde (si trova facilmente con YouTube).